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La foresta nascosta delle Tremiti: un corallo nero di 2.100 anni fa. A 60 metri di profondità davanti all’isola di San Domino. Il biologo marino Chimienti: “Sono gli animali più longevi al mondo”

Se Diomede sia stato veramente fortunato ad approdare nel para­diso delle Isole Tremiti, lo può di­re soltanto chi visita questo para­diso. Area marina protetta con il parco nazionale del Gargano, il piccolo arcipelago formato da San Domino, San Nicola e La Caprara (chiamata Capraia), vor­remmo restasse rispettato e bel­lo come ancora appare, a 90 mi­nuti di distanza dal mitico pro­montorio garganico.

La tomba di Diomede, re degli Etoli e vincito­re a Troia, è stata ricavata in un grande masso al centro della ne­cropoli presente sull’isola di San Nicola. La storia delle Tremiti, quindi, si perde nella notte dei tempi. San Nicola è indubbia­mente, delle tre isole, quella più ricca di reperti e di testimonian­ze del passato. Qui Carlo Magno avrebbe inviato in esilio Paolo Diacono, autore della Historia Longobardorum, e qui fu fonda­ta l’Abbazia di Santa Maria al Ma­re per opera di un eremita che, secondo la leggenda, fu guidato sull’isola dalle apparizioni della Vergine.

L’arrivo fu coronato dal ritrovamento di un tesoro con il quale l’eremita edificò un tem­pio. I benedettini di Monte Cassino poi edificarono l’Abbazia, tut­tora uno dei monumenti più enigmatici della Puglia medievale. Nel XV secolo furono rafforza­te le mura difensive che ancora oggi cingono San Nicola.

Dopo aver esteso la sua influenza an­che sulla terraferma, l’Abbazia di Santa Maria al Mare, vide ini­ziare il suo decadimento fino al­la sua soppressione e trasforma­zione, da parte di Ferdinando II, nel grande imponente peniten­ziario. Il francese Emile Bertaux nel suo L ’Italia sconosciuta (Viaggio nell’antico Regno di Napoli), arrivato a fine del XIX secolo nell’arcipelago trovò nell’isola di San Domino vigne «da cui i benedettini ricavavano un ottimo vino che serve ancora per la mes­sa del buon prete dell’isola accan­to e di cui posso, a ragion veduta, vantare il profumo e il bouquet».

Oggi vino non se ne produce alle Tremiti, se non piccolissime quantità per uso familiare. Vale quindi la pena organizzarsi per escursioni non “terragne” ma marine, anzi, sottomarine con la speranza anche di vedere un ra­ro esemplare di foca monaca da poco tornata in queste acque. Ci accompagna Giovanni Chimienti, giovane e valente biologo mari­no barese, National Geographic Explorer lo scorso anno e prota­gonista dello splendido docu­mentario Il tesoro nascosto delle Isole Tremiti.

Il tesoro è una foresta di coral­lo nero, unica nel Mediterraneo, difficile da osservare se non si è subacquei professionisti per la profondità da raggiungere (alme­no 60 metri). Il consiglio è di rivolgersi ai vari diving presenti alle Tremiti (come, ad esempio, Mar­lin Tremiti +39 336 829746 info@marlintremiti.it) per pro­grammare escursioni in sicurez­za.

E ce n’è per tutti i gusti e per tutte le capacità. Alle profondità da 1 a 10 metri nei fondali di San Domino si può visitare la Grotta delle Viole, semisommersa con pareti ricche di organismi marini come alghe rosse, margherite di mare, spugne e briozoi. Numero­si banchi di occhiate si aggirano all’ingresso, regalando un sugge­stivo saluto al visitatore.

La grot­ta è visitabile a bordo di imbarca­zioni idonee, in canoa o in snorkeling. A circa 14 metri di profondi­tà davanti all’isola di Capraia è possibile osservare la statua di Pa­dre Pio alta 3 metri, posizionata su un fondale sabbioso. Nelle vici­nanze, il fondale roccioso poco profondo, è visitabile in snorkeling e in canoa. In alcune giorna­te la statua può essere vista già dalla superficie.

A maggiore pro­fondità (18-25 metri) nelle acque di Capraia, è possibile soffermar­si sul Pianoro delle cernie con fondale caratterizzato da grandi massi in cui è frequente incontra­re cernie brune, ma anche corvi­ne, dentici, saraghi e banchi di pesci che talvolta attirano barra­cuda, ricciole, e tonni. Il sito di immersione è visitabile con un brevetto di primo livello (nella parte superiore) o con uno di se­condo livello.

Nelle acque di un arcipelago non può mancare un relitto anti­co. Nel nostro caso, davanti al Cretaccio, a una profondità di cir­ca 33 metri, è possibile osservare il “Relitto delle piastre” risalen­te alla fine del XVIII secolo con di­versi reperti, sette grandi ancore e un carico composto da migliaia di piastre in lega di metallo la cui funzione è a oggi sconosciuta.

Nei dintorni, una secca ricca di anfratti dove è possibile osserva­re murene, gronghi e scorfani. Il sito di immersione è visitabile con un brevetto di secondo livel­lo. E infine, per i sub più preparati, davanti a San Domino, tra i 35 ed i 60 metri di profondità, si tro­va “Punto 55”. Una secca sugge­stiva e pullulante di vita marina, caratterizzata da un giardino di gorgonie e da colonie di falso co­rallo nero parassita delle gorgo­nie.

A circa 60 metri di profondi­tà, come abbiamo detto, sono pre­senti alcune delle 800 colonie di corallo nero. Il sito di immersio­ne è visitabile con un brevetto di secondo livello e, nella parte più profonda, con un brevetto tecni­co. Giovanni Chimienti, che ci ha guidati fin qui, non smette di ricordare come «proteggere que­sti ambienti vuol dire proteggere tutta la biodiversità associata, sia quella che conosciamo sia quella che ancora non conosciamo.

Tro­vo affascinanti i coralli neri an­che perché sono tra gli animali più longevi del pianeta: nel Mediterraneo è stata ritrovata una co­lonia di corallo di oltre 2.100 an­ni. I coralli neri hanno ritmi di crescita estremamente lenti che li rendono fragili.

È davvero im­portante la salvaguardia di que­sti habitat antichi e preziosissi­mi». Spiega anche che «il corallo nero è bianco sott’acqua. Il colo­re nero è dovuto allo scheletro del corallo: è nero per la proteina antipatina che, rendendolo duro e allo stesso tempo elastico, evita a queste strutture di spezzarsi».

Fabio Modesti

Chi è

Direttore del Parco Nazionale deli’Alta Murgia per oltre 10 anni, esperto di politiche perla conservazione della natura. Autore di numerose pubblicazioni di carattere scientifico

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