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25 Luglio/ I FALLITI

Gli uomini di successo sono uomini un po’ pericolosi, perché ratificano la cul­tura esistente, sono il suo prodotto e la sua legittimazione. I falliti sono spesso ricchi di umanità, perché hanno tentato di superare il sistema …, di far fiori­re l’uomo inedito che è l’insieme delle possibilità che ognuno di noi ha in sé.

PADRE ERNESTO BALDUCCI

Ho incontrato solo poche volte padre Ernesto Balducci, persona­lità affascinante per la sua straordinaria intelligenza e per la sua fre­mente passionalità. Mi capita tra le mani uno dei suoi ultimi libri, Pianeta Terra, casa comune (1992), con una dedica originalissima, qua­si premonitrice della fine drammatica che avrebbe avuto di lì a un paio d’anni. Scelgo alcune righe che oppongono in modo suggestivo gli uomini di successo e i falliti. Ormai tutto congiura a farci sceglie­re i primi come modello di creatività, mentre in realtà essi sono tali solo perché s’adeguano all’onda dominante e sanno blandire e dire quelle cose che la massa vuole sentirsi dire.

Spesso il fallito è, invece, colui che ha voluto tentare strade nuove, è stato coerente con se stesso, non ha compiuto scelte solo motivate da calcolo e da vantaggi immediati. Ha fatto fiorire quell’«uomo inedito» che non è ancora apparso ma che è dentro le grandi e infinite possibi­lità dell’umanità.

Certo, noi non parliamo qui dei falliti per inerzia o stupidità, ma di quegli uomini liberi, puri e creativi che il mondo ri­getta perché inquietano e sconvolgono i luoghi comuni e la banalità. Sono, alla fine, i veri santi, che sanno svelare le grandiose potenzialità dell’amore e della libertà interiore. D’altronde, scherzava (ma non troppo) Jonathan Swift, l’autore dei Viaggi di Gulliver (1726), osservan­do che «quando al mondo appare un genio, potete riconoscerlo da un segno inequivocabile: tutti si coalizzano contro di lui».

Gianfranco Ravasi