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30 OTTOBRE/ CUORI COME BOCCALI

Cuori come boccali dai quali si beve. Si può prenderli dal petto e porgerli al­l’altro per bere. Si può dare in pegno il proprio cuore a un altro, inserendolo in lui. Chi ama va in giro con un cuore altrui. Chi muore porta con sé nella tomba il cuore di un altro e il suo continua a vivere in un’altra persona.

ELIAS CANETTI

Le sue annotazioni erano spesso intinte in un’amarezza che na­sceva dalla sua storia tormentata di ebreo bulgaro di lingua tedesca, vissuto in giro per l’Europa. Parlo (e non è la prima volta) dello scrittore Elias Canetti, morto a Zurigo nel 1994 a 89 anni. Le sue ri­ghe che ho sopra citato hanno, però, un sapore diverso, rivelano una sorprendente dolcezza. Quando si è assetati non nella gola ma nel­l’anima, trovare un amico che ti offra il cuore dell’affetto e dell’ascol­to è come bere a un boccale di vita. Ancora: si fanno da anni i tra­pianti di cuore; ma è possibile che questa donazione avvenga anche nell’esperienza umana, quando uno si dona con amore a un’altra persona e in quel momento il suo cuore, cioè la sua intimità profon­da, è inserito nell’altro.

C’è, però, un’altra osservazione che fa Canetti e che ben s’adatta ai prossimi giorni, tradizionalmente dedicati alla memoria dei de­funti. Due persone che si sono amate tutta la vita, quando giunge la morte, sentono una lacerazione terribile. Eppure, prescindendo dal­la stessa speranza dell’immortalità, esse sanno che «l’amore è forte come la morte» (Cantico 8,6). Colui che rimane sulla terra ha ancora il cuore dell’altro; e chi è oltre la soglia della morte ha in sé il cuore di chi continua a vivere sulla terra. Per questo il Dio eterno è defini­to da san Giovanni semplicemente Amore.

Gianfranco Ravasi