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VIESTE/ VIAGGIO NEGLI ANNI DAL 1943 AL 2013 – L’ITALIA DIVISA IN DUE – (4)

Gli anglo-americani sbarcati nella Puglia meridionale negli stessi giorni dei fatti accaduti a Vieste, rapidamente occupano tutta la regione. I loro governi, concedono al re Vittorio Emanuele III e ai suoi ministri il riconoscimento di rappresentanti dello Stato italiano. Il 13 ottobre, dietro forti pressioni degli Alleati, il re firma la dichiarazione di guerra alla Germania. Per rendere operante la nostra partecipazione alla guerra verrà equipaggiata ed addestrata una unità combattente italiana denominata Corpo Italiano di Liberazione, che parteciperà alle operazioni belliche a fianco degli Alleati.

La vita a Vieste scorre normalmente, ma velata di tensione ansiosa per l’incertezza del giorno dopo.

Mussolini, che era tenuto prigioniero a Campo Imperatore, in Abruzzo, viene liberato il 12 settembre da un gruppo di paracadutisti tedeschi e portato in Germania dove s’incontra con Hitler. Pochi giorni dopo, subendo la volontà del dittatore tedesco, torna in Italia a rimettere in piedi, nelle regioni del centro-nord, una parvenza di Stato italiano. Prenderà il nome di Repubblica Sociale Italiana. La quale vivrà la sua esistenza breve e tribolata insanguinata dalla guerra civile tra i neocostituiti reparti armati fascisti e le formazioni di partigiani antifascisti, per poi dissolversi nella disfatta finale.

PRIMO CONTATTO CON I SOLDATI AMERICANI

Il 27 settembre, nel primo pomeriggio, una camionetta con alcuni soldati americani scende lentamente lungo il Corso Lorenzo Fazzini, attirando la curiosità dei pochi passanti che l’incrociano. Si ferma all’inizio della piazza che i viestani continuiamo a chiamare “Mmizz u Fuss”, vicino al caffè Fusco, che fa angolo con il Corso Umberto I. Seduti davanti al caffè chiacchierano quattro/cinque giovani, io tra questi. Uno dei soldati, di stentata parlata siculo-italiana, ci chiede di un ristorante. Glielo indichiamo, in fondo alla piazza. Reca nell’insegna un nome pomposo, che ricorda una breve illusione di grandezza nazionale: Ristorante Impero. Scambiamo poche frasi. La curiosità è tanta. Il soldato ci offre una sigaretta che evoca cose viste nei film americani d’anteguerra, le sigarette Camel. Ancora qualche battuta, poi se ne vanno al ristorante.

Comincia così la presenza dei soldati anglo-americani a Vieste. Per l’Italia la guerra è finita, ma solo in parte, perché lungo la linea dalla Campania all’Abruzzo e altrove in Europa i tedeschi non si sono arresi e contendono tenacemente il terreno agli eserciti avversari.

LA VITA SOTTO IL GOVERNO MILITARE ALLEATO

 Nei giorni successivi all’arrivo della camionetta americana, compaiono in Vieste, alla spicciolata, i militari inglesi. Non stabiliscono alcun presidio militare, si limitano ad allacciare i contatti con l’autorità comunale.

 Nei luoghi principali di Vieste, e anche in qualche scuola, vengono affissi manifesti col ritratto di Garibaldi nell’atto di indicare le bandiere alleate e la scritta: “Questi sono i vostri amici”. Dopo tutto quello che avevamo sentito contro gli inglesi nei mesi e negli anni precedenti, fa una certa impressione vedere Garibaldi sotto questa luce.

A ottobre riaprono regolarmente le scuole. Dalle pareti è stato rimosso il ritratto del Duce. E’ rimasto quello del Re al quale è stato accoppiato il ritratto della regina. Fra i due v’è il crocifisso.

Riapre anche l’unico cinema-teatro della città, il Merino, che sorgeva dove adesso c’è il palazzo Spina Diana, al Corso Lorenzo Fazzini – angolo Via S. Maria di Merino. La sala era architettonicamente carina, C’era il palcoscenico, c’erano i grandi palchi detti “barcacce”, situati lungo le pareti ad altezza d’uomo o poco più, e sopra di questi c’erano i palchi veri e propri che davano una patina di distinzione alla sala, completata dal classico loggione. Contrastava col buon aspetto del tutto la platea, i cui posti a sedere erano costituiti da alcune file di panche. Il soffitto era adornato da un ovale, al centro del quale figurava un Mercurio alato, e da quattro rotondi agli angoli con il ritratto di quattro grandi autori dell’opera lirica italiana: Verdi, Rossini. Bellini, Boito.

Riaperto il cinema, tra l’autunno e l’inverno ci fu dato di vedere sempre e solo due film: Sulle ali della canzone, con protagonista Marta Eggert, una diva del bel canto degli anni di guerra e I figli della notte. Quei filmues rimasti a Vieste dai giorni dell’armistizio a causa dei tanti disguidi di allora, mentre altri non ne potevano arrivare, vennero proiettati una sera uno e una sera l’altro, ed una volta alla settimana tutti e due con un unico biglietto. Vi erano spettatori che conoscevano a memoria gran parte delle battute e durante la proiezione le dicevano in tandem con gli attori.

Nel 1950, scaduto il contratto d’affitto del suolo su cui sorgeva il cinema – divenuto frattanto inagibile – i proprietari, Giuseppe Caruso e Savino Settimio, già avanti negli anni, cessarono l’attività. Fu demolito nel 1952.

Il 22 settembre, decaduto dalla carica il podestà Carlo Mafrolla, subentra ad amministrare il Comune, quale commissario prefettizio, il dottor Ignazio Ruggieri, viestano, intendente di finanza in pensione.

Alla fine del ’43 entra in circolazione la cartamoneta emessa dagli anglo-americani, intestata “Allied Military Governement”, comprendente i tagli da lire 1, 2, 5, 10, 50, 100, 500, 1000, che la gente, per abbreviare, chiama con la sigla, “AM-lire”. A Vieste, ironizzando sul formato, i biglietti da 50 lire in su, sono chiamati “etichette di bottiglia”. Insieme alle AM-lire, continua a circolare la cartamoneta emessa dalla Banca d’Italia negli anni precedenti, compresi i piccoli tagli da 1, 2, 5, 10 lire. Anzi, biglietti di questo taglio, vengono emessi anche nel 1944.

A gennaio del ’44 la sede del governo del Regno del Sud è trasferita a Salerno. A luglio ritorna a Roma, un mese dopo che la città è stata evacuata dai tedeschi e sono entrati gli americani.

Per circa due anni, sino alla fine della guerra, i soldati inglesi e americani saranno di casa nel nostro comune. I comandi militari li mandano periodicamente nelle retrovie, a turno, a godere alcuni giorni di riposo lontani dai fronti di combattimento. A tale scopo hanno organizzato in parecchie località i “Rest Camp”, ossia i campi di riposo. Due o tre ne hanno allestiti anche nelle campagne di Vieste. In essi trovano lavoro, e anche una discreta retribuzione, parecchi lavoratori e qualche studente accorto, che impara pure un po’ d’inglese, magari da approfondire a casa e in seguito, per servirsene quando dovesse averne bisogno.

Con gli americani scopriamo il DDT. Tre zone agricole di Vieste, già paludose (Scialara, Pantanello e Padula), benchè bonificate tra la fine del Settecento e l’Ottocento, avevano conservato residui dell’antico acquitrino, dove proliferava ancora la zanzara anofele, portatrice della malaria. Una malattia che dava la febbre a giorni alterni. Colpiva facilmente i contadini che lavoravano nelle dette zone e spesso anche altre persone che vi si recavano per una ragione o per l’altra. Fortuna che era facile anche da curare. Bastava prendere per alcuni giorni delle pillole di chinino, che si acquistavano sia nelle farmacie che dal tabaccaio e la febbre passava definitivamente (dal tabaccaio allora si acquistava anche il sale, che era monopolio dello Stato). Gli Alleati, allo scopo di proteggere la sanità dei loro militari presenti a Vieste, subito dopo l’allestimento dei Rest Camp irrorano alla grande di DDT le anzidette zone agricole distruggendo fino all’ultima zanzara. Risultato: da allora, nel territorio di Vieste è scomparsa la malaria.

(continua)

Ludovico Ragno

Il Faro settimanale