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Giuseppe Conte meglio di George Marshall.

Riceviamo e pubblichiamo.                  

Molta acqua è passata sotto i ponti della politica e il divario socio-economico- infrastrutturale, Nord da una parte e Sud dall’altra, è rimasto sostanzialmente invariato. Qualche piccola differenza si nota a partire dalla stagione del regionalismo, per dinamicità propria e per selezione degli amministratori che si sono alternati nei governi regionali.

Da molto tempo, da troppo, dal dibattito è totalmente scomparso quel filo ombelicale che legava, a volte con qualche risultato, altre con poca fortuna, le ragioni del meridione alla politica che decideva e contava. E’ scomparsa una generazione di uomini che del meridionalismo ne avevano fatto una religione, una ragione di vita. Il “miracolo economico” degli anni sessanta non sarebbe stato possibile senza l’apporto strategico e strutturale della Riforma Agraria e della Cassa del Mezzogiorno che portarono il meridione fuori dall’arretratezza sociale.

Un pugno di uomini, Francesco Compagna, Manlio Rossi Doria, Pasquale Saraceno, Gerardo Chiaromonte, Giustino Fortunato, Carlo Maranelli,“cento uomini d’acciaio” di tutte le correnti politiche: liberali, comunisti, cattolici, repubblicani, socialisti, che si trovarono, allora come oggi, di fronte all’opposizione degli industriali del Nord, contrari al sorgere di concorrenti in un mercato che è loro riserva, a cui si sommava l’interesse e la preoccupazione di creare nel Mezzogiorno «doppioni» di impianti settentrionali. Questa è la Storia.

Questo è il volto del neo presidente di Confindustria Carlo Bonomi tanto simile a quello di un secolo fa. Oggi, si chiama “fase tre” l’avvio di un percorso che parla anche al Sud. C’è voluto un atto di coraggio del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte per riascoltare una voce amica. Alla domanda di una giornalista ha risposto che per il Sud vi è: “un’attenzione privilegiata; una fiscalità di vantaggio; risorse ben più consistenti rispetto al passato; il raddoppio della linea ferroviaria Pescata/Lecce; l’Alta Velocità in tutta la Sicilia; la trasversale da Roma a Pescara; la costa Ionica Reggio Calabria/Taranto; una rete di connessioni: Porti, Aeroporti, Ferrovia e strade; infine, la Banda Larga e digitalizzazione del paese.” Parole che sanno di giustizia e di attenzione. Un Piano che gli Stati Generali dell’Economia faranno proprio.

Su scala locale l’attenzione si sposta sui temi dell’Ambiente e sugli investimenti del Recovery Fund. Una parte cospicua dei finanziamenti Europei sarà destinata alle politiche ambientali. La Capitanata, in generale, e il Gargano, in particolare, sono le realtà più ambientaliste della Puglia. Forse leggeremo che qualcuno si è svegliato dal torpore e proponga qualcosa. Speriamo!

Michele Angelicchio