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Cimitero della mala nella grave di S. Marco in Lamis

Ossa appartenenti a due corpi umani erano stati trovati il 4 agosto scorso nella grotta di Zazzano nel territorio di S.Marco in Lamis, i resti ossei di un terzo cadavere sono stati scoperti dai carabinieri nella stessa zona. Il terzo corpo era in un sacco di tela iuta che conteneva anche una cintura ed un paio di scarpe. Il primo ritrovamento era avvenuto nella grotta profonda 107 metri durante una bonifica da parte di speleologi. Indicativamente le morti risalirebbero ad un periodo non anteriore agli anni settanta e fanno pensare ad un utilizzo della grotta come una sorta di cimitero per vittime di lupara bianca. Dopo il ritrovamento dei primi due cadaveri gli inquirenti avevano trovato altre tracce
Le operazioni di recupero delle carcasse delle auto buttate nel corso degli anni nella grava di «Zazzano » non sono ancora terminate. E quando ciò avverrà chissà che non si sveli qualche altro mistero, visto che in quella grotta profonda 107 già nel maggio del ‘92 fu rinvenuta una traccia che portava alla scomparsa di un apricenese, Giuseppe Ventrella, sparito nel gennaio del ‘91 quando aveva 44 anni. Al momento i «soli» resti umani rinvenuti sono quelli appartenenti a due cadaveri, custoditi nell’obitorio degli ospedali riuniti di Foggia in attesa di ulteriori analisi ed esami. Dopo aver prelevato con tutte le cautele i resti umani custoditi all’interno della carcassa di un’auto in cima alla piramide di mezzi buttati nella grava, le operazioni coordinate dai carabinieri proseguono con il riportare alla luce – utilizzando una gru – proprio le carcasse. Sei i mezzi da recuperare: cinque auto ed un trattore. Una volta finita questa fase di «estrazione», si dovrà passare al setaccio tutto il terreno in cerca di eventuali altri resti umani. Speleologi e vigili del fuoco erano già scesi nella grava di «Zazzano », su richiesta dei carabinieri, nel maggio del ‘92. In quel periodo i carabinieri indagavano sulla triplice lupara bianca di San Giovanni Rotondo (due fratelli ed un amico spariti nel gennaio del ‘91, nell’ambito di una guerra di mala nata a Milano che vedeva coinvolto uno degli scomparsi) e ipotizzarano che i killer potessero essersi disfatti dei cadaveri e della «Fiat Ritmo» di una delle vittime, scaricandoli nella grava profonda
107 metri. Gli speleologi in occasione della discesa del maggio ‘92 non trovarono i cadaveri dei tre sangiovannesi (il tranese Salvatore Annacondia qualche mese dopo si pentì, parlò di 40 omicidi e confessò anche il triplice omicidio, sostenendo d’aver bruciato i corpi vicino Trani), ma rinvennero la targa della «Alfa 164» di Giuseppe Ventrella, l’apricenese sparito da casa a gennaio ‘91 e che si pensa possa essere rimasto vittima della lupara bianca. Adesso che le carcasse delle auto vengono via via estratte dalla grava di Zazzano, si accerterà se tra esse c’è anche la «Alfa 164» di Ventrella.