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NOBILETTI FA SCUOLA: ANCHE IL COMUNE DI MATTINATA SCEGLIE DI COSTITUIRSI PARTE CIVILE NEI PROCESSI CONTRO LA MAFIA NEL PROCESSO OMNIA NOSTRA

Mancano Monte Sant’angelo e Manfredonia. Che aspettano D’Arienzo e Rotice?

Era il 18 marzo scorso quando Giuseppe Nobiletti, sindaco di Vieste, annunciò la decisione del Comune di costituirsi parte civile nel processo Fabbiano (omicidio di Antonio Fabbiano, freddato in un agguato nell’aprile del 2018 in pieno centro storico), aprendo squarci inimmaginabili (dal punto di vista culturale) in merito ad un nuovo modello di contrasto alla mafia locale da parte degli enti municipali. Un gesto dirompente – era la prima volta di un ente pubblico- che aprì la strada ad una nuova visione circa le doverose assunzioni di responsabilità che spettano a sindaci e amministratori dinanzi alle conseguenze e ai danni causati dagli episodi mafiosi sul fronte onorabilità (perduta) del proprio Comune.

Esse sono: mai voltarsi dall’altra parte, ma piuttosto metterci la faccia. Evitare che l’onere della lotta al malaffare ricada solo sulle forze dell’ordine e magistratura e sollecitare invece il popolo a diventare parte attiva per “ingrossare” la parte giusta, ovvero quella della legalità. Stop a zone grige e opacità e spazio invece a chiarezza e trasparenza azzerando sospetti eventuali ed equivoci sul fronte “connivenze”. Perché il grido è: “Non siamo tutti mafiosi”. Se ai cittadini chiedi comportamenti virtuosi, a dover dare per primo il buon esempio tocca a te amministratore, votato tra l’altro dal popolo. Ammoniva il magistrato Giovanni Falcone: “per lungo tempo si sono confuse la mafia e la mentalità mafiosa, la mafia come organizzazione illegale e la mafia come semplice modo di essere. Quale errore! Si può benissimo avere una mentalità mafiosa senza essere un criminale.” E agli amministratori spetta pertanto, sempre e comunque, l’onere di sgomberare il campo da ogni equivoco. Ve lo ricordate il famoso detto sulla moglie di Cesare: “non solo deve essere onesta, ma anche sembrare onesta.”

Bene… Quel sasso gettato nello stagno sette mesi fa da Nobiletti ha avuto il merito di smuovere le acque in un Gargano assuefatto da tempo ad un certo andazzo adagiato sull’assunto (sbagliato) che al contrasto della criminalità locale sono chiamate le sole forze dell’ordine, mentre ai magistrati tocca l’onere di sbatterli in galera. Niente di tutto questo, invece. Quel sasso ha fatto emergere una nuova esigenza, ha spalancato una porta mai aperta prima. Quale? Che tocca anche a noi, e a maggior ragione a chi ci rappresenta, fare la propria parte: “sporcarsi -come suol dirsi-le mani”. Ha fatto emergere la necessità – nonché la consapevolezza – che agli amministratori spetta il compito e l’onere di esporsi, di mostrare coraggio, di reagire dinanzi ai soprusi della mafia perché la collettività ha un disperato bisogno di buoni esempi per estrarre dal proprio intimo la forza necessaria per affrancarsi da modelli culturalmente negativi. “La legge del più forte ha vita corta e va abiurata” è il sunto.  

Oggi a distanza di sette mesi si intravede un cambio di passo e ci si accorge che una svolta è possibile. Una eventualità questa fino a poco tempo fa impensabile. Il coraggio dei primi cittadini del Promontorio nell’assumersi responsabilità di una certa portata dinanzi alla realtà mafiosa, mostra che la strada intrapresa è quella giusta. Che la possibilità di invertire la rotta è fattibile. E’ una ventata di aria fresca in un stanza da troppo tempo chiusa e la cui aria viziata era diventata irrespirabile. E’ quello che ci vuole per riappropriarsi del proprio centro abitato, della propria casa, del proprio paese finito “ostaggio” dei malavitosi. Arrivare infatti a chiedere il risarcimento danni (o la restituzione del prestigio e l’onorabilità sottratta) ai mafiosi è un onere di quelli pesanti. E ci vuole coraggio. Proprio quello dimostrato dalle amministrazioni di Vieste e Mattinata. Si intravede, finalmente, un futuro roseo per il promontorio.

Nobiletti oggi, dopo aver fatto da apripista, ha addirittura bissato costituendosi (per la seconda volta) parte civile anche nel processo “Omnia nostra”: ma stavolta – e questa è la buona novella- non è più solo. Ha fatto proseliti. Al suo fianco si è ritrovato il sindaco di Mattinata Michele Bisceglia. Il quale per l’occasione ha diramato il seguente comunicato: “Il Comune di Mattinata – ha scritto- si costituisce parte civile nel Processo Omnia Nostra. Nel solco del percorso iniziato, sin dal suo insediamento, questa Amministrazione, convintamente e con assoluta fermezza conferma la volontà di tutelare e difendere in tutte le sedi competenti l’onorabilità e il prestigio di Mattinata e dei Mattinatesi a tutela dell’immagine e dei valori condivisi della nostra Comunità. Pertanto con apposita delibera del 10 ottobre 2022 la Giunta Comunale ha stabilito che il Comune di Mattinata si costituirà parte civile nel processo Omnia Nostra: processo nel quale sono coinvolti a vario titolo cinquanta imputati, accusati di una lunga e grave serie di reati. Questa indagine, ha dimostrato l’esistenza di una struttura gerarchica, di tipo mafioso, attiva con diverse e distinte articolazioni nei territori di Monte Sant’Angelo, Vieste e Mattinata. I reati riscontrati e contestati sono: omicidi, tentati omicidi, attentati alla vita altrui, estorsioni, detenzione e possesso di armi, anche da guerra, detenzione e cessione di sostanze stupefacenti, furti e rapine. Una associazione delinquenziale di stampo mafioso, capace di intimidire con atti violenti e reiterati in danno a cittadini e imprenditori, con la specifica finalità di confermare il controllo del territorio in condizioni di assoggettamento e omertà. Il Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Bari, la dott.ssa Valeria Isabella Valenzi, ha fissato l’udienza preliminare per il prossimo 11 novembre.

Va aggiunto inoltre che l’operazione delle forze dell’ordine denominata “Omnia Nostra” ha sbaragliato il clan Lombardi-Ricucci-La Torre attivo tra Manfredonia, Macchia di Monte Sant’Angelo, Mattinata e Vieste. Diversi i mattinatesi coinvolti, tra questi figurano tutti gli elementi apicali della criminalità locale: Francesco Scirpoli alias “Il lungo”, Francesco Notarangelo detto “Natale” e i neo pentiti Antonio e Andrea Quitadamo detti “Baffino”.

All’appello, per il momento, mancano i Comuni di Manfredonia e Monte Sant’Angelo (i cui consigli comunali, va ricordato, sono stati sciolti per mafia di recente).      

francesco trotta