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Il secondo cervello è nell’intestino

 “Una rivoluzione copernicana”. Così il neuroscienziato M.D. Gershon definisce la scoperta di un secondo cervello presente nell’intestino umano.

Dai mondi ancora misteriosi e sconosciuti e vie più affascinanti delle neuroscienze ci giungono sempre nuove meravigliose rivelazioni e incredibili scoperte. Destinate a generare un profondo mutamento nella concezione dell’organismo umano e del funzionamento del cervello: la visione del corpo dominato dal cervello cede il posto all’immagine di un organismo pensato come una struttura composta da più centri integrati tra loro, e strutturata per comporre l’unità del corpo umano. Al momento attuale la neuro-immuno-endocrinologia costituisce la disciplina che meglio descrive questa molteplice e integrata rete di comando. Il secondo cervello –scrive Gershon- «è più intellettuale del cuore e potrebbe avere una capacità emozionale superiore. L’intestino diviene così “l’unico organo” a contenere un sistema nervoso intrinseco di integrazione ed elaborazione neurale in grado di agire “in modo autonomo” senza cioè ricevere “istruzioni” dal cervello. Per un neuroscienziato –rileva l’autore- è come dire che “l’intestino è vicino a Dio». La storia di questa scoperta schiude la via ad una struttura pluricentrica ed apre una porta alla speranza nel miglioramento della vita e nella cura di molte patologie funzionali intestinali. Le fondamentali ricerche di Gershon, padre della nuova disciplina chiamata neurogastroenterologia, inducono a ravvisare l’intestino non come «un regno oscuro e caotico, contrapposto all’impero chiaro e ordinato del cervello, bensì un altro ordine». Il quale fornisce i principi di base per capire come l’attività del cervello venga influenzato dall’azione di questo regno periferico. Le ultime ricerche in materia mostrano il ruolo del “cervello viscerale” soprattutto nell’organizzazione della vita emozionale e organica. A caratterizzare la stretta interazione tra cervello e intestino intervengono almeno due fattori. Il primo riguarda l’attività immunologia, il cui coordinamento, da parte delle strutture intestinali, si è dimostrato come uno degli elementi critici per “il suo mantenimento e corretto funzionamento”. La connessione tra cervello e secondo cervello è “evidentissima” nel caso di una delle patologie intestinali più diffuse, la sindrome dell’intestino irritabile (IBS). I sintomi gastrointestinali –dolore, gonfiore, diarrea e stipsi- di questa diffusa patologia (affligge il venti per cento della popolazione) sono dovuti a stress emozionale, ansia e cattiva alimentazione. Il secondo fattore discende dalla considerazione secondo cui l’uomo, attraverso l’intestino, «è in contatto con l’Universo non meno di quanto lo sia attraverso il cervello, i pensieri e i sensi». Il cervello dell’intestino si è evoluto al passo con quello della testa. Il nostro sistema nervoso enterico poi non è neppure tanto piccolo. Nell’intestino tenue vi sono più di “cento milioni di neuroni”. Se aggiungiamo i neuroni dell’esofago,dello stomaco e dell’intestino crasso scopriamo che abbiamo più neuroni nell’intestino che nel midollo spinale. Il sistema nervoso enterico inoltre è anche un “deposito” di sostanze chimiche, all’interno del quale è “rappresentata” ciascuna delle classi di neurotrasmettitori che si trovano nel cervello. La molteplicità di neurotrasmettitori che si trova nell’intestino indica che «la lingua parlata delle cellule del sistema nervoso enterico sia ricca e simile a quella del cervello nella sua complessità». I neuroscienziati continuano a stupirsi nello scoprire che la struttura e le cellule componenti il sistema nervoso enterico sono più simili a quelle del cervello di qualsiasi altro organo periferico. L’autonomia del sistema nervoso enterico porta poi a considerare possibile che il cervello intestinale abbia “le proprie psiconevrosi”. «Questo nuovo concetto – dichiara Gershon- è possibile si riveli altrettanto rivoluzionario e promettente delle scoperte di Copernico». In tal modo, una volta comprese le malattie arrivano anche le cure. E’ una frontiera ancora inesplorata, manca una mappa dei suoi microcircuiti, non  abbiamo ancora “ascoltato la sinfonia chimica suonata dai suoi neurotrasmettitori” e ignoriamo persino la portata dei comportamenti da esso controllati. Un nuovo campo, un nuovo orizzonte, una nuova scienza.