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Operazione ‘Veleno’: smantellato presunto clan mafioso

100 mila tonnellate di rifiuti tossici di provenienza industriale, e non ,che venivano occultati in cave in disuso per un volume di affari che si aggirava intorno ai 5 milioni di Euro. L'Ecomafia, dunque, anche in Provincia di Foggia. A gestire l'attività illecita una vera e propria associazione malavitosa "vecchio stile", una piramide mafiosa ben organizzata, smantellata però alle prime luci dell'alba di oggi. Sono 50 le persone arrestate dai carabinieri del Reparto operativo di Foggia, dai militari del Nucleo operativo ecologico di Bari e dagli agenti della Digos del capoluogo Dauno. Sodalizio, guidato secondo gli inquirenti da Francesco Gaeta, che aveva la sua base logistica prevalentemente ad Orta Nova e che durante gli anni 90 aveva assunto un consolidato monopolio nella gestione delle attività criminali su tutto territorio del Basso Tavoliere. I reati contestati, oltre al traffico illecito di rifiuti, di qui il nome dell'operazione "Veleno", anche quelli di associazione mafiosa, traffico di stupefacenti, estorsione, rapina, furto, contrabbando di sigarette, riciclaggio. Non ultimo il reato di frode ai danni dell'Inps nel settore agricolo. In questo caso attraverso la creazione di fittizie cooperative il clan sarebbe riuscito a truffare l'ente di previdenza sociale oltre 4 milioni di euro. Il gruppo, inoltre, sarebbe ritenuto responsabile dagli stessi inquirenti, dell'omicidio di Antonio Labellarte avvenuto ad Ortanova 1995 e di due casi sospetti di lupara bianca; per questi episodi, però, gli inquirenti non sono giunti a imputazioni formali. Nelle indagini, infine, sarebbe emerso un presunto condizionamento politico da parte del sodalizio durante le elezioni amministrative di due anni fa. Ma anche per questa vicenda non risultano esserci indagati per il reato di voto di scambio.