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Pinete bruciate nel Gargano: ‘Nuove strategie per ricostituzione’

"Se si vogliono davvero ricostituire le pinete distrutte dall'incendio della scorsa estate, oltre a fermare i boscaioli improvvisati che tagliano pini arrossati ma ancora vivi, è assolutamente necessario, nell'immediato, impedire, nelle aree percorse dal fuoco, l'abbattimento degli alberi, la bruciatura delle ramaglie residue e le operazioni di allontanamento e trasporto con mezzi meccanici delle piante eliminate. Occorre di conseguenza rigettare qualsiasi progetto, anche con finanziamenti pubblici, finalizzato a simili interventi". E' la richiesta delle sezioni foggiane di LIPU e WWF a tutti gli organismi interessati quali l'Ente Parco, la Comunità montana, la Regione Puglia e i Comuni territorialmente interessati. Diversamente, sottolineano le due associazioni ambientaliste, si pregiudica irrimediabilmente la capacità naturale che hanno i pini di rinnovarsi nelle aree percorse dagli incendi. Recenti studi evidenziano che il rinnovo naturale delle pinete viene gravemente compromesso dalla rimozione sollecita degli alberi danneggiati dall'incendio. A detta di LIPU e WWF, è necessario che gli interventi di ricostituzione dei boschi incendiati siano opportunamente pianificati da un team di esperti individuato da Ente Parco, Comunità montana e Regione. Gli stessi ambientalisti ricordano nuovamente quali sono le cause dell'incendio boschivo: la speculazione edilizia, il procurarsi lavoro nelle fase di spegnimento e nella fase di ricostituzione, tagliare i boschi bruciati per ricavare legna da ardere e sostituirli con colture agricole o pascolo. Occorre, insomma, ricostituire i boschi per restituire alla natura le aree che gli incendiari avevano destinato al cemento o ad altro scopo, ma secondo nuove strategie, debitamente comprovate sul piano scientifico, sia per ottenere risultati veramente validi sia per contrastare la logica perversa del fuoco oggi per ottenere il lavoro domani.