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Vieste – “DOPO TRE RAPINE SUBITE NON MOLLIAMO”

Intervista a Diego Mezzina, titolare della tabaccheria di Vieste che ha subito tre rapine

Con la farmacia «del Porto» è l’attività commerciale in testa alla triste classifica viestana dei più visitati dai rapinatori, con tre rapine subite. La tabaccheria al lungomare Europa è gestita da due giovani di San Severo, Diego Mezzina e Silvio Vocino. Di buon mattino abbiamo incontrato il primo per farci raccontare cosa significa lavorare con il timore di essere ancora l’obiettivo di azioni delinquenziali.            

 

Da quanto tempo siete a Vieste e gestite questa tabaccheria?                                                              

«Noi l’abbiamo rilevata tre anni fa, nel novembre del 2004. Abbiamo cominciato qui a lavorare in una situazione apparentemente tranquilla, ma nell’ultimo anno si sono verificati un po’ di episodi criminali. Abbiamo subito dallo scorso anno ad adesso tre rapine, l’ultima è dell’altro sabato… ed anche un furto in deposito quest’estate. La cosa fa un po’ scalpore perché le ultime due sono avvenute a distanza di dieci giorni una dall’altra… Uno pensa che magari dopo un evento del genere possa stare un po’ tranquillo… ed invece no, arrivano le mazzate una dietro l’altra… scoraggia un po’, demoralizza… speriamo che possa fermarsi quest’ondata di criminalità soprattutto prima dell’estate, perché sarebbe un danno per il turismo di Vieste il diffondersi della voce dell’essere una città insicura».

Siete a Vieste dal 2004, sono ormai tre anni. Nei primi anni è successo mai qualcosa che via abbai creato preoccupazione o allarme?

«No, assolutamente no. Due anni veramente tranquilli, anche la gente, la clientela molto cordiale. Nell’ultimo anno invece abbiamo cominciato a vedere anche… chiaramente possono essere solo delle impressioni… però… gente un po’ più arrogante, più prepotente… un po’ più di maleducazione, cosa che nei primi due anni non abbiamo visto».

Come il suo socio, anche lei non è di Vieste: venite entrambi da San Severo. Certamente non è possibile fare un confronto con quella realtà dove gli eventi criminali se non sono all’ordine del giorno, sono comunque frequenti…

«Devo dire la verità… San Severo ha la sua brutta fama, però io in trent’anni lì non ho mai subito, ricevuto atti criminali. Avvengono anche lì sicuramente, forse sono orientati in altri settori, se così posso dire. Quello che sto vedendo qui, è una mia impressione, è che purtroppo si sta innescando un fenomeno di emulazione. Quindi da qualcuno che comincia a fare rapine, gli altri… dico ragazzetti, pensano che sia tutto lecito e s’imbarcano anche loro in questa disavventura».

Con il tuo socio come vivete questa situazione? Vi sentite più esposti, più preoccupati anche perché la tabaccheria d’inverno, rispetto all’estate quando c’è in zona la presenza di bagnanti, è un po’ più isolata rispetto ai flussi di persone?

«Sì. In effetti l’ubicazione della nostra tabaccheria è un po’ fuori mano, siamo sul lungomare Europa, quindi di sera è abbastanza isolata. Questo può indurre a pensare di chiudere prima, di dotarsi di telecamere, ecc. Sicuramente noi ci doteremo di un impianto di videosorveglianza, di radio allarme. Però, come abbiamo potuto vedere di recente, questo non è servito ad impedire rapine in altri posti: alle Poste, nelle banche, in supermercati che avevano impianti di videosorveglianza… Anche perché l’ultima ce l’hanno fatta alle cinque e mezza di pomeriggio. Quindi le questioni sull’orario lasciano il tempo che trovano: se vogliono, fanno quello che hanno in mente di fare. Il problema è proprio evitare che altri possano pensare che sia facile rubare qui a Vieste».

Nelle tre rapine subite avete notato, per così dire, una caratteristica di professionalità: chi lo faceva era uno abituato a questo, professionale o era in un certo senso improvvisato, mostrando agitazione?

«Mi collego al discorso che facevo prima sull’emulazione. Nelle ultime due soprattutto si è vista l’improvvisazione: erano più agitati loro che noi che subivamo la rapina. Però l’impressione è che fossero il maestro e l’allievo: uno più tranquillo, più sicuro di sé nel muoversi, nell’aprire i cassetti, nel prendere la refurtiva e l’altro più agitato. L’anno scorso, invece, la prima volta, sembravano più professionisti anche perché sono venuti dietro il banco e mi hanno tenuto con la pistola puntata dietro la nuca».

Per quanto attiene l’aspetto familiare, quanto è accaduto vi sta creando problemi, le vostre famiglie dopo questi eventi sono preoccupate per la situazione determinatasi?

«Sì, c’è preoccupazione, anche perchè siamo lontani. Diventa difficile comunicare a distanza con loro in maniera adeguata».

Ora ci sarà un Consiglio comunale monotematico sui temi della sicurezza in città. Che richieste si sente di fare all’Amministrazione ed a tutta l’assise municipale? A suo parere quali iniziative bisogna adottare?

«Sicuramente di avere più presenza di forze dell’ordine sul territorio, questa è una prima cosa. Poi bisogna… ma non è certo compito del Consiglio comunale… assicurare ai rapinatori ed a tutti quelli che delinquono, una pena detentiva adeguata, commisurata. La cosa più grave è che una rapina non si riduce soltanto a portare via il denaro o la merce che viene trafugata….quando si parla del bottino di una rapina si fa riferimento solo a quello che c’è in cassa ma spesso c’è anche la merce… io immagino a che possa trovarsi una donna incinta, un cardiopatico, un bambino ad assistere ad una scena del genere che conseguenza possa aversi a livello sociale e personale in coloro che incorrono in questo evento».

Dopo questi eventi avete pensato di vendere l’attività e di andar via?

«Quelle sono le frasi che si dicono a caldo… Però, andar via e cedere a questo significa dar prova di debolezza e soprattutto dare più forza a chi continua a delinquere».

Dai viestani, dai vostri clienti avete ricevuto solidarietà?

«Tantissima solidarietà e questo ci spinge a continuare per la nostra strada».