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Domani sciopero del settore commercio, 6 mila lavoratori interessati in Capitanata

Vigilia di Natale nel segno della protesta per i 6 mila lavoratori foggiani del commercio. Insieme ai 2 milioni di addetti in tutta Italia, essi saranno chiamati allo sciopero di domani il 21 dicembre (per chi lavora su cinque giorni) o il 22 (per chi lavora su sei giorni) per il rinnovo del contratto di lavoro, scaduto da circa un anno.Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs-Uil chiedono un aumento di 78 euro per il biennio e denunciano “la totale assenza di dialogo con Confcommercio che rifiuta di sedersi al tavolo negoziale”. Secondo le segreterie territoriali di Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs-Uil, “anche dalla provincia di Foggia partirà un segnale forte e chiaro che ha come mittente la Confcommercio e che arriva dopo la mancata discussione del rinnovo del contratto dei lavoratori del commercio e del terziario. Il contratto del commercio è scaduto da tempo – sottolineano i sindacati –  la piattaforma è stata presentata nei termini prestabiliti ai rappresentanti nazionali dei datori di lavoro, ma il tavolo della trattativa si è rotto in conseguenza all'abbandono della contrattazione da parte della Confcommercio”. L'ultimo rinnovo (2004), giunto con diciassette mesi di ritardo, aveva apportato benefici sostanziali ai lavoratori (125 euro di aumento, introduzione e miglioramento del lavoro precario, avviamento dei fondi di assistenza), il tutto, però, con una spesa elevata da parte della Confcommercio che, a oggi, non ha voluto ancora entrare nel merito del rinnovo dribblando sia la parte economica (richiesti 78 euro lordi in più), che quella normativa (orari di lavoro, fondi pensione). “In un mondo dove il mercato del lavoro progredisce a ritmi serrati e le innovazioni sono quasi all'ordine del giorno, soprattutto nel terziario – affermano le segreterie provinciali di Filcams, Fisascat e Uiltucs – i lavoratori del commercio vorrebbero che il contratto nazionale andasse di pari passo e li tutelasse nel migliore dei modi”.  Inoltre, le categorie sindacali del commercio ribadiscono il dissenso alle “indiscriminate aperture domenicali e festive dei negozi”, reputandole “inutili e con l'unica conseguenza di peggiorare la vita ai lavoratori del commercio con rinunce alla vita familiare e sociale”.