Il piano di riorganizzazione che la dirigenza dell'Acquedotto pugliese ha adottato da alcune settimane continua a non essere condiviso dal personale che, "obtorto collo, ha dovuto, da un giorno all'altro, subire quella che ritiene sia una vera penalizzazione, oltretutto, "non migliorerebbe neppure i servizi".
Il nuovo piano ha soppresso gran parte delle fontanerie esistenti sul territorio provinciale, che sono state ridotte a sette, concentrate in altrettanti Comuni. Per quanto riguarda il Gargano nord, c'è stata una sorta di rivoluzione copernicana: Vieste è diventata sede di "Ufficio di zona", svolgendo le stesse funzioni amministrative che, prima della riorganizzazione, erano accentrate a San Severo, dove facevano riferimento sia i Comuni garganici che quelli dell'Alto Tavoliere. Sede operativa a Vico del Gargano dove, giornalmente, confluisce tutto il personale che in precedenza prestava servizio nelle fontanerie comunali. I sindacati non hanno mai condiviso la decisione dell'Azienda, tant'è che hanno anche scioperato, ma senza alcun risultato apprezzabile, al di là di vaghe promesse di "rivedere qualcosa": allo stato dei fatti, invece, tutto è rimasto cristallizzato. E i lavoratori denunciano il fatto che sono costretti a percorrere, giornalmente (tra andata e ritorno dal Comune di residenza) oltre ottanta chilometri per raggiungere la sede di servizio, Vico del Gargano o Vieste. Se tutto non bastasse, i costi sono a totale carico dei lavoratori ai quali l'Azienda si era detta disponibile a riconoscere una indennità giornaliera pari al costo del biglietto del mezzo pubblico che collega la vecchia sede di lavoro con la nuova, questo anche quando gli orari di percorrenza del mezzo pubblico non sono compatibile con l'inizio o il termine delle prestazioni di lavoro. Gli stessi sindacati hanno fatto più volte presente che, con il nuovo piano, disagi sono anche per l'utenza che sarebbe costretta a spostarsi da un Comune all'altro, almeno due/tre volte, per il disbrigo di una pratica. Lo stesso Piano, a parere dei sindacati, impone un cambio di professionalità, anche per quei lavoratori con una significativa anzianità, senza che sia prevista una fase formativa idonea. Denunciati anche problemi di sicurezza, nel momento in cui l'intervento dovesse essere effettuato di notte e in condizioni climatiche difficili, ad operare sarebbe il solo dipendente reperibile. Sindacati contro anche esponenti istituzionali e politici i quali, a parole, avevano promesso mari e monti, ma che, allo stato dei fatti, non è stato mosso neppure un dito. Anche i sindaci si erano mobilitati invitando l'Azienda a ritornare sui suoi passi, ma neppure la loro richiesta ha trovato una risposta e l'appello è caduto nel vuoto. A questo punto, a meno di fatti nuovi che, però, al momento non sono neppure all'orizzonte, ai sindacati non rimane altro che la strada dello sciopero, di una mobilitazione che, secondo indiscrezioni raccolte, questa volte sarebbe molto forte.