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L’abbazia di San Leonardo abbandonata alle incurie del tempo

Un accorato appello affinché il tempo e l’indifferenza non cancellino la storiaL’abbazia di San Leonardo è abbandonata alle incurie del tempo. Si torna dunque a parlare dello splendido gioiello architettonico per secoli luogo di accoglienza e spiritualità per i tanti pellegrini che percorrendo la via Francigena del sud si recavano in visita alla grotta dell’Arcangelo Michele a Monte Sant’Angelo, prima di imbarcarsi per la Terra Santa. A prendere la parola è il commissario del’ A.P.T., Nicola Vascello.

Questo bellissimo santuario che è stato per lungo tempo oggetto di attenzioni e favori da parte di regnanti e papi, che nel 2001 divenne il set della pellicola cinematografica di Pupi Avati “I cavalieri che fecero l’impresa”,  è oggi preda dell’indifferenza. “Ogni soffio di vento contribuisce a trasformare uno degli esempi più belli di architettura romanica della nostra regione in un cumulo di macerie”, dichiara Vascello.

“Ho visitato qualche mese fa l’abbazia di San Clemente a Casauria, trovando un patrimonio architettonico completamente recuperato e fruibile. Sono forse gli abruzzesi più attenti e sensibili di noi?”. E’ probabile che il diverso destino di questi due edifici intimamente legati tra loro, in quanto in entrambi le fabbriche hanno lavorato le stesse eccezionali maestranze, sia determinato dall’aurea negativa che aleggia su San Leonardo.

La cattiva sorte incomincia ad accanirsi fin dal 1821, quando il priore  dei fatebenefratelli, fra Baldassarre Vitelli, “fece smontare e portare a Foggia, venticinque carrette cariche di porte, finestre, embrici e tavole divelte dall’edificio di San Leonardo di Siponto per servire la costruzione di un nuovo ospedale”. Da quel giorno l’antico monastero venne abbandonato, San Leonardo divenne rifugio di pecorai e ladri, la sua sacralità più volte violata ed infamata. Da quel giorno uno dei complessi più imponenti e belli, realizzato dai canonici regolari di Sant’Agostino, provenienti al seguito dei Normanni dal monastero francese di San Leonardo presso Limoges, è abbandonato a se stesso.

Da quel giorno uno degli esempi di architettura  romanica più importanti di Puglia è divenuto luogo di razzia  (tra le tante opere trafugate ricordiamo il crocefisso in legno del XVI sec., la statua in pietra di Monte di San Leonardo e nel 1989 la cisterna con bassorilievi) affidato all’incuria del tempo che giorno dopo giorno distrugge inesorabilmente uno dei simboli più pregiati della nostra storia.

“Affido alle pagine dei giornali questo ennesimo accorato appello rivolto al Presidente della Regione, persona gentile e sensibile, ma forse troppo impegnato a fronteggiare le tante emergenze che affliggono la nostra regione; al Sindaco di Manfredonia Paolo Campo; al Presidente della Provincia Carmine Stallone; al presidente del Parco Nazionale del Gargano Giandiego Gatta ed a sua Eccellenza Monsignor Domenico D’Ambrosio, che nei mesi scorsi tanto avrebbero potuto fare per San Leonardo”.

Non consentiamo al tempo e all’indifferenza di cancellare la storia.

Maria Teresa Valente