Nemmeno l'«Arena» televisiva di Massimo Giletti è riuscita nell'impresa. Ieri pomeriggio, i pro e i contro l'esumazione del corpo di Padre Pio non hanno fatto un passo in avanti. Tra favorevoli e contrari, i risultati del sondaggio lanciato nel corso di «Domenica in»:il 65 per cento degli italiani coinvolti sarebbe contrario a che le spoglie del frate con le stimmate possano esser venerate pubblicamente. A provocare il dibattito l'avvocato torinese Francesco Traversi, presidente dell'Associazione «Pro Padre Pio» che ha promosso la campagna contro la ricognizione dei resti e con tanto di indice puntato contro mons. Domenico D'Ambrosio, arcivescovo di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo. E poi Stefano Campanella, direttore di Teleradio Padre Pio e portavoce dei frati del convento, il soprano Katia Ricciarelli, il giornalista Antonio Socci, il geologo Mario Tozzi, i giornalisti Lamberto Sposini ed Elena Guarnieri. Chi aspettava l'agone televisivo per farsi un'idea della polemica è rimasto deluso. Troppe voci e poco tempo per riuscire nell'impresa, nonostante l'impegno di Giletti. Alle «minacce» dell'avvocato piemontese, che si dice portatore della protesta di «milioni di fedeli», hanno fatto eco le repliche di Campanella, 1a rabbia della Ricciarelli («sarebbe meglio portare i resti di Padre Pio a Pietrelcina») e le posizioni degli altri ospiti sulla decisione annunciata la scorsa settimana da mons. D'Ambrosio. Troppi teologismi e,ricorsi alla scienza hanno tramutato l'appuntamento in uno sterìle susseguirsi di posizioni e punti di vista. E così tra una battuta e l'altra è emerso il sottinteso timore di speculazioni economiche (puntuali le provocazioni di Gianni Ippoliti). Nella serata di ieri, mons. D'Ambrosio, intervenendo a Teleradio Padre Pio ha ribadito che la "ricognizione canonica" è prevista dalle norme della chiesa e che da sempre si trasforma in una festa per il popolo dei fedeli.