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Foggia, archivio di Stato, una raccolta firme contro il suo declassamento

A seguito della emanazione del nuovo Regolamento per la riorganizzazione del Ministero per i Beni e le Attività culturali, pubblicato il 15 dicembre scorso, potrebbero sorgere problemi per l'attività, o addirittura la sopravvivenza stessa, dell'Archivio di Stato di Foggia.
Anche se il regolamento non fornisce indicazioni sulle sedi dirigenziali periferiche, i boatos che provengono dalla capitale danno in predicato la soppressione delle sedi di Modena, di Foggia e Caserta. Il regolamento del 15 dicembre scorso diminuisce da 8 a 7 le sedi dell'Archivio in Puglia. A rischio proprio la sede di Foggia, nonostante i quasi due secoli di vita ed un patrimonio di oltre 120mila documenti. A sentire gli esperti l'Archivio di Foggia è il più interessante del Mezzogiorno, dopo quelli delle due capitali del Sud, Napoli e Palermo. Già prima di Natale la Cgil si è associata alla richiesta inviata da Palazzo Dogana al Ministero per i Beni Culturali, per rivedere l'organizzazione dei suoi uffici periferici che comporterebbe il declassamento dell'Archivio di Stato di Foggia. La Cgil rileva l'attività svolta in questi anni dall'Archivio a sostegno del recupero del patrimonio storico-documentale delle lotte dei lavoratori e dei movimenti democratici in terra di Capitanata. Nel frattempo è partita anche una raccolta di firme che segnala al Direttore Generale per gli archivi, Antonia Pasqua Recchia, come la soppressione della sede dirigenziale dell'Archivio di Stato causerebbe un gravissimo danno non solo alla città e alla provincia, ma anche all'attuale bacino d'utenza dell'Istituto per la conseguente riduzione dell'impegno finanziario e umano che ne deriverebbe .