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Puglia, rapporto Caritas 2006

Non solo numeri, ma bisogni  Ricerca su un campione di 3037 persone in sei mesi, nei 44 Centri di ascolto operanti in Puglia: il 66,1% dei soggetti che si sono rivolti all'organizzazione assistenziale sono maschi, extracomunitari o comunitari, comunque non italiani, tra cui spiccano i rumeni. Fra le donne spiccano italiane cui mancano cibo e lavoroSono stati principalmente uomini stranieri, comunitari e non, e donne italiane a rivolgersi ai Centri di ascolto (Cda) della Caritas in Puglia nel 2006. Lo confermano i dati del secondo rapporto sulla povertà illustrato questa mattina alla presenza, tra gli altri, del delegato pugliese della Caritas don Raffaele Sarno e di mons. Mario Paciello, delegato pugliese della Cei (la Conferenza episcopale italiana). La ricerca è stata svolta intervistando 3.037 persone che in sei mesi, da aprile a settembre 2006, si sono rivolte ad uno dei 44 centri di ascolto Caritas in 12 Diocesi della regione. Secondo i dati il 66,1% delle persone che si sono rivolte ai centri sono uomini, extracomunitari o comunitari, comunque non italiani tra cui spiccano i rumeni.
Mentre tra i cittadini italiani sono state in prevalenza le donne a frequentare i Centri di ascolto della Caritas, circa il 64,6%, soprattutto per bisogni primari, come il cibo e il lavoro. «L'età media rilevata – ha ricordato il sociologo del Centro Erasmo, Natale Pepe – è di 33 anni per gli stranieri e di 40 anni per gli italiani e solo il 10% degli intervistati ha dichiarato di avere un lavoro regolare».
Differente anche l’approccio a seconda della nazionalità: per gli italiani i Centri di Ascolto Caritas, secondo Pepe, «sono soprattutto luoghi di ultima istanza, l’ultima chance, mentre per gli stranieri rappresentano l’unica struttura di fatto presente sul territorio, cioè la prima struttura a cui rivolgersi e non l'ultima».
Tra i bisogni segnalati dal rapporto Caritas, emergono per primi quelli economici; per due intervistati su tre il reddito è insufficiente, in particolare per gli italiani. Gli stranieri, invece, denuciano la mancanza di lavoro e, così, di fatto la condizione di lavoratore irregolare. Le donne italiane hanno maggiori problematiche all’interno del nucleo familiare e le segnalano più spesso degli uomini. In generale, un altro problema è la mancanza di abitazioni, e tra i bisogni segnalati, c'è anche la necessità di lavarsi o di una mensa. Il secondo rapporto Caritas è anche un insieme di racconti delle persone intervistate perché «i numeri,- ha ricordato il sociologo – sono anche dei volti». Il professor Franco Ferrara, del centro Studi Erasmo, ha sottolineato che l'analisi sui Centri d’Ascolto non è un testo sterile, ma fornisce conoscenza e dati agli enti pubblici come la Regione per sviluppare concretamente le azioni necessarie ad applicare i piani del Welfare. Opinione condivisa dall’assessore provinciale alla Solidarietà sociale, Antonello Zaza, che ha parlato del rapporto Caritas 2006 come di un «lavoro indispensabile per dare risposte concrete. Le politiche del Welfare hanno bisogno di conoscenza. Parlare di nuova povertà, vuol dire prima conoscerla».