Abbiamo fatto fino in fondo il nostro dovere, nessun errore nell'indicazione delle date e, seppure questo fosse accaduto, i danni per gli incendi sul Gargano non potevano essere ristorati dall'Unione europea. Così la Regione si difende sulla bocciatura della domanda avanzata a Bruxelles per ottenere un sostegno economico dopo i devastanti roghi del luglio scorso.II governatore Nichi Vendola, contrariamente agli annunci, non ha fatto alcuna dichiarazione al Consiglio. Tuttavia gli uffici hanno fornito la documentazione necessaria a ricostruire la vicenda. Ricostruiamo. L'Ue boccia la richiesta di 9 Regioni italiane. In quasi tutti i casi, le domande non sono arrivate entro le dieci settimane (termine tassativo) dall'evento per cui si chiede il sostegno. Per la Puglia la scadenza viene rispettata. Ma, purtroppo, nella documentazione viene riportato il caso di due incendi precedenti a quello disastroso del 24luglio (tre morti, tremila di ettari di boschi in cenere, 80 milioni di danni). La Regione cita gli incendi del 25 giugno (Vieste) e del 4 luglio (Lesina). L'osservazione della Ue, per mano del direttore generale Dirk Ahner, è brutale. Non potendo scegliere e distinguere tra le date, utilizziamo la prima in elenco: 25 giugno. Termine non rispettato, domanda bocciata. Responsabilità della Regione? No, dicono i tecnici di Vendola. «Il nostro elaborato – si legge nella nota fornita ieri – si limitava ad elencare gli incendi più significativi, a partire da quello di giugno, al fine di fornire una ricostruzione cronologica della "stagione degli incendi"». Del resto, si spiega, nella relazione inviata alla Protezione civile (che aveva il compito di istruire la pratica da inviare a Bruxelles), «si precisa che gli eventi catastrofici da valutare sono quelli concentratisi nel periodo che va dalla fine di luglio ad agosto». Ed in particolare quelli «tra il 22 e il 25luglio: soltanto a questi ultimi si riferisce la richiesta di sostegno». Dunque, «deve escludersi ogni forma di responsabilità» da parte della Regione. Quando a fine ottobre si scopre che la domanda è respinta, la Protezione civile interpella la Commissione europea per cercare di ottenere un riesame della pratica. Senza successo, perché da Bruxelles fanno sapere (informalmente) che «non potevano considerarsi sussistenti i presupposti necessari per l'ammissione al beneficio». Quali? Il coinvolgimento nell'evento disastroso della «maggior parte della popolazione» (almeno il 50%), di «profonde e durature ripercussioni sulle condizioni di vita e sulla stabilità economica della regione». Per semplificare la Regione dice: «sistemazione durevole in alloggi provvisori, indisponibilità durevole delle normali infrastrutture» come l'acqua, l'energia, il trasporto. Insomma, la domanda viene bocciata per vizi di forma, ma Bruxelles fa capire che sarebbe stata respinta anche per la sostanza. Il risarcimento, chiarisce la nota, sarebbe stato destinato alle infrastrutture pubbliche. Nessun aiuto sarebbe mai potuto essere erogato ad edifici privati. L'eurodeputato Mario Mauro (Fi), che ha portato alla luce il caso, giudica «debole autodifesa» quella di Vendola e invita il governatore a scusarsi con i pugliesi.