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IL GARGANO A RISCHIO TSUNAMI

Rischio tsunami sul Gargano. No, non è l’ultima burla del pazzo Carnevale ma un dato che emerge dallo studio dell’equipe dell’Istituto Italiano di Geofica e Vulcanologia guidata da Stefano Lorito, e composta da Mara Monica Tiberti, Roberto Basili, Alessio Piatanesi eGianluca Valensise.
Gli scienziati hanno valutato il rischio tsunami anche per il Mar Adriatico e secondo risultati preliminari, la zona del promontorio del Gargano potrebbe essere quella più minacciata in quanto soggetta all'arrivo di onde di maremoto generate da faglie localizzate nella parte orientale dell'Adriatico, in particolare lungo la costa del Montenegro.

Lo studio dell'INGV, pubblicato il 2 febbraio 2008 dall’autorevole rivista New Scientist, ha principalmente due scopi, da una parte quello di indicare e descrivere quelle zone che sono potenziali sorgenti di maremoti e dall'altra, quello di proporre un nuovo metodo di indagine applicabile anche in altre parti del mondo. Per testare il metodo sono state scelte tre diverse zone del Mediterraneo, a varia distanza dalle coste italiane: il sistema di faglie (sovrascorrimenti) del Mar Tirreno, localizzato a poche decine di chilometri a largo della Sicilia settentrionale, il Sistema del Tell al largo delle coste dell'Algeria e Tunisia e l'Arco Ellenico occidentale che si estende da Cefalonia-Lefkada fino a Creta. Gli tsunami non sono molto frequenti nel Mediterraneo in particolare in Italia, anche se ce ne sono stati. Il più disastroso fu quello del 1908 che colpì Messina e Reggio Calabria, di cui ricorre il centenario proprio quest'anno; si ricordano poi i terremoti molto forti del 1222 a Cipro e del 1303 a Creta. La ricorrenza temporale su ogni singola faglia di questa zona è dell'ordine del migliaio di anni, ma se si considera l'intero Arco Ellenico occidentale, la possibilità che, si ripeta in tempi brevi un terremoto della stessa magnitudo di quello del 365 AC è elevata. Lo studio dei ricercatori dell'INGV definisce quali tratti di costa sarebbero maggiormente esposti in caso di maremoto e considerando che non esiste, attualmente, un sistema di allerta tsunami, gli effetti sarebbero devastanti. Le coste italiane sono ad alto rischio maremoto. Elevato soprattutto l'allarme nelle regioni del sud: la Calabria meridionale, sia il lato jonico che tirrenico; lo stretto di Messina; la Sicilia orientale ma anche il Gargano e la Sardegna. Numerose fonti storiche mostrano che l’Italia meridionale è a rischio tsunami. Ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica di Roma hanno realizzato scenari che contribuiscono a mettere a fuoco questo pericolo. Gli scenari elaborati dall’INGV mostrano la massima altezza possibile e i tempi di arrivo di onde generate da un terremoto con effetti disastrosi per le comunità che vivono sulle coste, ma a riguardo potranno essere elaborati ulteriori modelli di dettaglio basati su migliori dati batimetrici da acquisire. Un’onda di maremoto raggiungerebbe le coste italiane in un’ora se fosse generata nell’Arco Ellenico, una zona di subduzione considerata molto pericolosa perché ha un tasso di deformazione veloce e accumula molta più energia delle altre faglie mediterranee. Per queste ragioni da questa zona è possibile che si generino terremoti di magnitudo 8. Per le altre sorgenti considerate, il tempo necessario all’onda per raggiungere le coste italiane sarebbe molto più breve, dell’ordine della decina di minuti. Lo studio dei ricercatori dell’INGV definisce quali tratti di costa sarebbero maggiormente esposti in caso di maremoto; considerando il fatto che non esiste attualmente un sistema di allerta tsunami, gli effetti potrebbero essere devastanti. Con lo stesso metodo gli scienziati hanno valutato il rischio tsunami per il Mar Adriatico e secondo risultati preliminari, la zona del promontorio del Gargano potrebbe essere quella più minacciata in quanto soggetta all’arrivo di onde di maremoto generate da faglie localizzate nella parte orientale dell’Adriatico, in particolare lungo la costa del Montenegro. Altri studi in corso riguardano il Mar di Marmara in Turchia, le Isole Baleari, lo stretto di Messina e l’Isola di Rodi in Grecia. I risultati di questa serie di studi potrebbero essere organizzati in un database degli tsunami del Mediterraneo, un necessario strumento di pianificazione in quanto tutte le coste bagnate da questo mare sono densamente popolate. E anche se gli tsunami mediterranei non hanno nulla a che fare con i giganti oceanici, giocano a sfavore i tempi di percorrenza delle onde che, date le distanze, sono notevolmente più brevi di quelli dell’oceano. Nella mappa del rischio anche il Gargano, già colpito nel 1627. Nel Mediterraneo, rispetto al sud-est asiatico, i tempi di reazione sono di appena 20 minuti mentre l'impatto dell'onda, dal momento in cui viene generata, varia da un minimo di 30 minuti ad un massimo di 60, senza considerare le conseguenze se il 75% della popolazione, in Italia, vive entro la linea di costa.

INTERVISTA AL CAPO-RICERCATORE MASSIMO LORITO

“Il nostro è un working progress cominciato due anni fa, e terminata questa prima fase di studi continueremo. A parlare a l’Attacco è Stefano Lorito fisico e coordinatore dell’equipe dell’Istituto nazionale di Geofisica e vulcanologia che hanno condotto degli studi specifici sul rischio tsunami in Italia e che ha evidenziato come il Gargano sia ad alto rischio.

Lorito il territorio garganico è davvero in uno stato allarmistico?
Non parlerei di allarmismo e minaccia ma di rischio. Nei nostri studi tecnici ed approfonditi abbiamo ipotizzato degli scenari futuri vagliandone tutte le situazioni peggiori.

Come mai il Gargano è così a rischio tsunami?
Il Gargano per la sua posizione geografica e per la sua conformazione è più minacciata e soggetta delle altre coste italiane. Inoltre è molto vicina a diverse sorgenti sismiche. La zona del promontorio del Gargano potrebbe essere quella più minacciata in quanto soggetta all’arrivo di onde di maremoto generate da faglie localizzate nella parte orientale dell’Adriatico, in particolare lungo la costa del Montenegro.

In Italia potrebbe avvenire un terremoto delle dimensioni di quello di Sumatra?
Terremoti dell'ordine di grandezza di quello di Sumatra sono associati ad alte velocità di spostamento delle placche. Nella zona di Sumatra tali velocità sono di circa 6-9cm/anno, in Italia sono di alcuni mm/anno. I terremoti più forti avvenuti in Italia hanno avuto una magnitudo di poco superiore a 7, come quello del 1908 nello Stretto di Messina e quello del 1693 che ha colpito la Sicilia orientale. Dai cataloghi storici risulta che i forti terremoti capaci di produrre maremoto (tsunamigenici), avvengono prevalentemente in Calabria e in Sicilia orientale e nella zona del Gargano, ed hanno faglie con lunghezza di qualche decina di chilometri. La faglia all'origine del terremoto di Sumatra si è rotta per una lunghezza di oltre 1000 km, praticamente la lunghezza dell'Italia. Dalle informazioni storiche e da quanto sappiamo sulle condizioni tettoniche del Mediterraneo centrale possiamo affermare che terremoti paragonabili al sisma di Sumatra non si possono verificare nel nostro paese.

Quali sono le iniziative cautelari da adottare?
Il rischio tsunami è potenziale e quindi va considerato. Non servirebbero precauzioni ‘materiali’, ma è bene che si mettano in allerta forze dell’ordine e protezione civile affinchè si attivi un programma di allerta basata su una stima rapida del pericolo. Non possono essere concepiti interventi uniformi perché ogni zona ha i suoi eventi e le sue specificità. Per esempio sul Gargano ci sarebbe bisogno di veloci ed efficaci vie di fuga verso luoghi a qualche metro sul livello del mare, perché l’onda anomala si abbatterebbe sulla costa dopo circa 10 minuti da quando viene innasceta dal fenomeno sismico.

LA RISPOSTA DELLE AUTORITA’
La notizia pubblicata dalla rivista scientifica internazionale ‘New Scientist’ sull’alto rischio tsunami del Gargano coglie di sorpresa tutti gli operatori della pubblica sicurezza Infatti la Capitaneria di Porto di Manfredonia(che coordina tutti gli altri porti garganici), il dipartimento protezione civile della Prefettura di Foggia e Pasquale Pellegrino, assessore provinciale all’ambiente e alla tutela del territorio, apprendono da l’Attacco la notizia di questa nuova minaccia per il nostro territorio. Tutti sono colti di sorpresa e rilasciano dichiarazioni stringatissime e non riescono ad immaginare su due piedi gli scenari futuribili. “Non abbiamo avuto nessuna comunicazione ufficiale e non ne sappiamo nulla-afferma a l’Attacco Enrico Cincotti, vice comandante della Capitaneria di porto di Manfredonia- Noi in caso di pericolo ed emergenza per la popolazione aspettiamo sempre le direttive dalla Prefettura e dalla Protezione civile. Quindi non so proprio quali precauzioni bisogna prendere per far fronte ad un nuovo evento come quello di uno tsunami”. “Neanche noi siamo a conoscenza di questa notizia- afferma spaesata una operatrice del dipartimento di Protezione civile della Prefettura di Foggia- Comunque noi usufruiamo già dei piani di emergenza che prevedono tutti gli scenari possibili, ma effettivamente non so se è incluso lo tsunami. Se così non fosse provvederemo all’aggiornamento nei piani. Comunque grazie per averci comunicato questa notizia”. “Cosa sta venendo sul Gargano? Non ho capito bene.. lo tsunami?- dice frastornato l’assessore provinciale all’ambiente e alla tutele del territorio Pasquale Pellegrino- No non sono a conoscenza di questo avvenimento mi informerò al più presto possibile”.

Matteo Palumbo
 "L'Attacco"