La Puglia alla Bit perde le Tremiti. Nell’area pugliese nessun depliant o brochure delle Diomedee. Solo il trabucco nei saloni del Cotup salva la faccia a Peschici.
Un festival che da cinque manifestazioni di jazz e musica popolare passa a sei; una guida al trekking; una tappa del Giro d'Italia. Chi si aspettava che a sette mesi esatti dai roghi dello scorso 24 luglio la Puglia presentasse a Milano, all'Italia e al mondo un Gargano diverso non può non rimanere deluso. Non solo perché non c'è, al padiglione 15 della nuova Fiera di Milano che ospita la Borsa internazionale del Turismo, un solo riferimento al Gargano che rifiorisce dopo gli incendi che lo hanno messo in ginocchio. Ma anche perché quello che a parole, all'inizio del 2008 (e anche ieri dal governatore Nichi Vendola nella promozione del brand Puglia sui mercati internazionali), era stato presentato come l'evento clou non solo dell'anno ma dell'inizio del nuovo millennio – l'esposizione delle spoglie di Padre Pio, dalla prossima primavera fino al quarantennale della morte, nel prossimo settembre -non è accennato in alcuna brochure (neanche in quella della Settimana Santa) né nei box-loculi che ospitano gli espositori pugliesi. O, meglio, parte di essi. Perché, sorpresa delle sorprese, la Puglia alla Bit non è unita. Anzi, spaccata, arriva proprio la provincia di Foggia, con il Parco del Gargano nel cuore del resto della Puglia, e la Provincia di Foggia qualche padiglione più in là, al numero g, al di là di Campania, Lombardia, Veneto, Inter (sì, la squadra di calcio, che forse dopo Liverpool pensa già alle vacanze), Abruzzo e Molise. Passare da una parte all'altra dell'esposizione per collegare il Parco del Gargano alla provincia di appartenenza, alla fine, ha però un suo perché. Si scopre infatti che il fiore all'occhiello (o, meglio, quello che dovrebbe essere il fiore all'occhiello) del Gargano, le Isole Tremiti, trovano spazio nello stand del Molise, con tanto di brochure «Il Molise e le Isole Tremiti». Da non crederci, anche perché la contemporanea assenza di poster, depliant o riferimenti alle Tremiti nell'area dedicata alla Puglia induce realmente chi non è particolarmente ferrato in geografia a ritenere che le Isole Tremiti non siano pugliesi. E pensare che Ischia e Capri, nell'area campana, e le Eolie, in quella siciliana, hanno più stand loro dedicati. Ma questa è un'altra storia. E' la storia che ha portato la Provincia di Foggia alla «secessione dello stand» e il consorzio Bamakò living Puglia a creare «un'isola nell'isola», a crearsi, cioè, uno spazio nel mega stand della Sicilia: 200 operatori circa, con i Comuni di Otranto, Fasano, Alberobello, Galatina e Santa Cesarea Terme con lo slogan «un'altra Puglia»: la Puglia che può far sfoggio della riproduzione del faro di Punta Palascìa o della chiesa di San Paolo di Galatina, quella della depurazione dal morso della Taranta Riproduzioni che, come il trabucco che fa bella mostra nello stand della Provincia di Foggia, non sarebbero state possibili negli stand-loculi dell'area Regione Puglia-Cotup. E che salvano la faccia a un territorio che, al confronto con Calabria e Sicilia, esce con le ossa rotte. Il biglietto da visita della Calabria è, ovviamente, il mezzo con cui la regione può essere raggiunta: l'aereo. E così il primo box che si incontra è quello degli Aeroporti di Calabria. Di Aeroporti di Puglia, non c'è traccia. Nonostante l'aeroporto di Bari sia senza dubbio tra i più avveniristici del Mezzogiorno e – grazie anche a una vagonata di fondi pubblici regionali – possa vantare numerosi collegamenti internazionali. Che, però, alla Bit non vengono promozionati. Così come gli sforzi (alias fondi regionali) per dotare anche l'aeroporto di Foggia, e quindi il Gargano, e quindi San Giovanni Rotondo di voli di linea e forse charter, non trovano spazio nei box-loculi, né nella conferenza fiume di Vendola che pure molto si sofferma sugli aeroporti. Con la Sicilia, poi, non c'è storia: Etna, isole, enoturismo, pomodoro Pachino e Nero di Avola hanno grandi stand a loro disposizione. Quelli che, forse, avrebbe voluto anche Vendola, considerati i continui riferimenti nella sua esposizione al Nero di Troia, al Primitivo, al Negramaro. Ma evidentemente ha ragione l'assessore all'Agricoltura Enzo Russo: «Il vino e l'olio sono di Puglia, non possono essere di altre regioni». Peccato che molti degli stand siciliani siano dedicati proprio ai prodotti tipici, cannoli esclusi perché non più politically correct. E tra un peschereccio di Taormina e la riproduzione della villa romana di Piazza Armerina c'è spazio anche per uno stand che offre un bonus di aperitivo omaggio nei locali di Palermo. Un segnale di grande ospitalità che la Puglia raggiunge, e forse supera, solo nello stand della Provincia di Taranto, con cartelli ben visibili di apertura agli stranieri: «English spoken, On parle Francais, Deutsche sprake». Su tutto, però, prevale la ferita del Gargano: mentre i politici dibattevano sulle responsabilità dei fondi Ue mai arrivati, il jazz di Orsara (che non è neanche sul Gargano), il jazz-blues di Apricena, la musica popolare di Carpino e quella dei Monti Dauni (anche questi lontani dal Promontorio) e le sonorità di Monte Sant'Angelo e Vico restano poca cosa, sebbene siano promosse da "un testimonial di eccezione come Renzo Arbore. Tra gli eventi clou del 2007 Vendola (che pure degli incendi del Gargano ha parlato fino all'altro ieri) cita le 12 co-produzioni di film in Puglia e lo sviluppo degli aeroporti di Bari e Brindisi. Non la ferita del Gargano da cui si dovrebbe ripartire. Sollecitato da Radio Onda Vieste ricorda la campagna «Gargano Ok» sulla stampa nazionale nell'agosto scorso. Poca roba, tanto più se paragonata alle promesse fatte a Peschici sette mesi fa dal ministro del turismo Francesco Rutelli: spot sulle reti nazionali e nei bacini di provenienza dei flussi turistici come la Germania, per far rinascere Peschici e Veste. A duecento giorni dai roghi, invece, il Gargano si ritrova con i sindacati dei forestali che protestano perché la Provincia di Foggia non si è ancora dotata di un piano anti-incendio per la prossima estate, che si presenta anche più difficile di quella precedente. Perché il governo ha deciso di controbilanciare con tagli alla Protezione civile il mancato introito di 48,8 milioni di euro «abbonati» ai terremotati del Molise. Quelli delle Isole Tremiti.