“Una forte provocazione sul sogno che mi accompagna da tutta una vita: riusciremo a non far crollare del tutto quella grande ricchezza di arte e di fede che è l'Abbazia di Santa Maria di Càlena? Saremo capaci di trasformare questo monumento insigne in un bene fruibile dall'intera nostra comunità e da quanti vorranno riascoltare, come scrive Teresa Maria Rauzino,' le voci dirette dei protagonisti' che per secoli hanno trasformato questo luogo, oggi deserto e impietosamente lasciato alla ruina e all'oblio, in un canticum laudis al Signore Onnipotente e in fervida officina esaltante il lavoro umano, fedeli al motto benedettino ora et labora? Mi chiedo, di fronte al degrado in cui versa il complesso architettonico, soprattutto della "chiesa antica" e di quella "nuova", quale significato abbia la dichiarazione che qualifica l'abbazia come appartenente al patrimonio artistico-culturale da salvaguardare e tutelare. Il momento significativo che stiamo vivendo riuscirà a riportare alla luce e alla fruibilità di tutti la ricchezza storica, artistica e religiosa dell'Abbazia di Santa Maria di Càlena? Me lo auguro e sarò con i tanti che amano questo patrimonio che fa ricca la povera, per altro verso, storia di Peschici, per ricostruire, riconsegnare, riamare una delle mete misteriose e ricche di fascino della nostra infanzia e adolescenza". Comunità di Peschici, mostrano come essa fosse rispettosa delle direttive del vescovo, futuro papa, nella consapevolezza che la soluzione dei tanti problemi di ognuno e della comunità tutta non poteva essere delegata a nessuno e che solo l'organizzazione comunitaria poteva risolvere. Ecco allora la solidarietà confraternale in vita e in morte, la solidarietà di gruppo nel recarsi in pellegrinaggio al santo guerriero o alla Madre di tutti: pellegrinaggi, devozioni, preghiere che tanto più saranno sentiti come esigenza devozionale primaria in quei secoli durante i quali sembrava che niente fosse risparmiato alle popolazioni garganiche". Dal passato una significativa lezione per il futuro.