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Il cuore dei viestani diventa argomento di tesi

Della gara di solidarietà del 24 luglio scorso ne ha parlato la giovane psicologa Silvia Coda nel lavoro conclusivo di un master in psicologia dell’emergenza
 
“Sono fiera di essere viestana!!!”
Con queste parole forti, Silvia Coda ha introdotto il racconto della sua esperienza nei centri di accoglienza predisposti per ospitare gli sfollati del 24 luglio 2007. In quella giornata, la 27enne laureata con lode in psicologia presso l’Università di Chieti ed abilitata alla professione di Psicologa, ha avuto l’occasione di mettere in pratica quanto appreso da libri e docenti universitari, sia durante la sua fulminea carriera universitaria che nel corso del Master in “Psicologia dell’emergenza e Psicotraumatologia”, organizzato dall’Università LUMSA di Roma.
 
E nella tesi di specializzazione che ha concluso le 1500 ore del corso (teorico e pratico) finanziato con una borsa di studio dalla Regione Puglia, Silvia non è stata avara nel decantare i meriti dei suoi concittadini: “I manuali di psicologia dell’emergenza lo insegnano e lo sottolineano: è difficile creare organizzazione là dove c’è caos (emergenza); adesso posso dire che tutta la popolazione viestana e tutti i volontari di enti e non, hanno creato organizzazione là dove c’era caos! Senza che alcuni di questi fossero pronti e preparati a fronteggiare l’evento”.
E ha elargito elogi anche ai commercianti, ai farmacisti, agli imprenditori turistici, a medici e infermieri, all’intera macchina comunale e alle tante associazioni di volontari giunte da ogni parte d’Italia per offrire il proprio contributo.
Ampio spazio lo ha dedicato anche a quanto fatto da OndaRadio: “all’emittente viestana si deve il merito di aver allertato in maniera asfissiante le forze dell’ordine e gli addetti al pronto intervento, evitando di fatto morti e distruzioni ulteriori. Tanti sono stati gli annunci radio e tante sono state le famiglie che, avvolte dalla disperazione, si sono riunite.”
La tesi è suddivisa in quattro capitoli: nel primo, prettamente tecnico, Silvia Coda ha descritto le caratteristiche della psicologia dell’emergenza, soffermandosi sulla descrizione delle fasi delle emergenze, sui metodi e sulle tecniche di intervento da utilizzare. Dal secondo capitolo ha iniziato la trattazione dell’emergenza incendi, inizialmente illustrandone il quadro nazionale, per poi scendere nei dettagli raccontando quanto avvenuto ai boschi di Peschici e Vieste.
La seconda metà della tesi inizia con la descrizione di quanto è stato svolto nei centri di accoglienza, per poi concludersi con il racconto della sua esperienza personale. Di forte impatto emotivo anche le tante immagini inserite nel lavoro, utili per testimoniare il disastro ambientale che si stava compiendo e  per illustrare l’opera di assistenza agli sfollati.
Alla discussione, durata quasi un’ora, hanno assistito anche il direttore del Master, il prof. Arrigo Pedon e la dott.ssa Giulia Marino in rappresentanza della Protezione Civile.
“Ero emozionata” ci ha confidato Silvia Coda, “sia per l’importanza della seduta che per la voglia di raccontare quanto accaduto. Nel vedere le immagini dei luoghi incendiati trasmesse da un videoproiettore, nel percepire che il mio lavoro stava creando sensazioni forti in chi mi stava ascoltando, nel ricordare quello che è successo, quello che noi viestani abbiamo fatto… non ti nego che più volte ho sentito tremare la mia voce”.
 
Il tuo 24 luglio 2007…
“Quel giorno non lo dimenticherò mai! Dopo aver dato sollievo ad una famiglia giunta al mio ristorante da Peschici e aver portato acqua sul porto per rifocillare i tanti sfollati che arrivavano in barca, sono andata alla scuola elementare Tommaseo dove ho trovato uno scenario inimmaginabile: gente disperata che piangeva, donne sedute a terra che facevano perdere il proprio sguardo nel vuoto, bambini terrorizzati, avvinghiati ai propri genitori.
Non era facile mettere in pratica quanto studiato; per darmi coraggio ho ripetuto a me stessa fino all’ossessione le tre parole chiavi per queste emergenze: proteggere, guidare, connettere”.
In cos’è consistito il tuo intervento?
“Ero molto preoccupata per le condizioni psicologiche dei tanti bambini che affollavano la scuola: in tanti piangevano, soprattutto perché vedevano piangere la propria mamma. E’ stato prioritario tranquillizzarle per poter ottenere la calma anche nei figli. Poi li abbiamo radunati in palestra e li abbiamo fatti giocare: un-due-tre stella, la bandierina, pallavolo, pallacanestro, mosca cieca…
E per ogni gioco abbiamo previsto dei premi: merendine, gelati o trofei creati artigianalmente con quello che avevo a disposizione. Ricordo che con la carta igienica ho creato delle fasce con su scritto Campione che i vincitori esibivano con fierezza ai propri genitori. E da lì è stato breve il passo verso le elezioni di Miss e Mister Vieste, Peschici e Tommaseo.
Tornando ai grandi, ho cercato di tranquillizzarli con colloqui individuali facendoli parlare, sfogare, mettendomi a disposizione loro cercando di capire cosa li tormentasse. Molti erano terrorizzati dall’aver perso contatto con i propri familiari e lo spavento si attenuava solo dopo che eravamo riusciti a riunificarli”.
Che reazioni hai percepito da chi è stato aiutato da te e dai tanti volontari?
“Ci hanno subissati di ringraziamenti per averli accuditi, tranquillizzati e messi a proprio agio. Porterò sempre con me i tanti baci ricevuti dai bambini e dalle mamme, commosse per aver rasserenato loro e i propri figli, e non dimenticherò mai le parole che un signore mi ha voluto dedicare: Signorina, tutto quello che è successo voglio dimenticarlo presto, ma conserverò l’immagine del suo viso e la bontà della sua persona. Le auguro tanta felicità e successi”.
Cosa farai da grande?
“Purtroppo il mio futuro lo vedo lontano da Vieste perché non vedo alcuna possibilità di svolgere il mio lavoro. Sicuramente vorrò intraprendere la carriera per la quale ho tanto studiato e sulla figura in cui mi sto specializzando: quella di psicoterapeuta. Ma, finché ne avrò la possibilità, a luglio tornerò a Vieste per servire ai tavoli dello Skipper, il nostro ristorante”.
A chi hai dedicato questa tesi di specializzazione?
“Alla mia famiglia: a mamma Preziosa che mi ha seguita in tutto il percorso di studi e continua a farlo, a papà Michele, il boss, come lo chiamo io, e soprattutto a nonno Lillo, senza il cui aiuto non sarei mai arrivata a tanto.
Infine, l’ho dedicata a tutte quelle persone che, come me, all’alba del 25 luglio si sono sentite fiere di essere viestane!!!”
 
Sandro Siena