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Rene sparito: otto indagati, in due sotto torchio

Blitz della polizia: Basile portato tre ore in carcere, l’aiuto prelevato in ospedale. L’inchiesta sul caso della morte della donna affetta da tumore subisce un’accelerazione improvvisa. Segno che nel muro del silenzio si è aperta una breccia
 

Il chirurgo Marco Basile passa tre ore in carcere, da detenuto. Poi torna di nuovo a casa dopo l’interrogatorio. Il suo collega Franco Ciarelli viene prelevato dal reparto e portato in questura per essere interrogato. Sarebbe il primo di un secondo gruppo di indagati (in tutto otto) che nelle prossime ore saranno raggiunti da avvisi di garanzia. Sono i medici dell’équipe ospedaliera che ha operato la signora Costanza Vieste.

DA CASA AL CARCERE. Alle 15 il dottor Marco Basile, agli arresti domiciliari perché accusato di omicidio colposo, falso per soppressione, falso materiale e falso ideologico in atto pubblico, viene prelevato dalla sua abitazione di Strada Colle Pizzuto. Palazzo di giustizia è a un passo ma l’auto civetta della polizia, arrivata alla rotonda del tribunale, gira verso San Donato. Destinazione: il carcere. Un depistaggio? No. Dalle 15,30 il medico di Chirurgia 1 è sottoposto alla detenzione in carcere per un aggravamento della misura cautelare. Nonostante la misura dei domiciliari, dove si trova da sabato scorso, gli imponesse di «non avere comunicazioni e contatti con persone diverse da quelle che con lui coabitano o che l’assistono», si mette a telefonare all’ospedale. Parla con alcuni suoi colleghi medici «anche della vicenda oggetto dell’indagine», come conferma il gip Luca De Ninis. Tuttavia, varcata la soglia di San Donato, dove trova anche il pm Gennaro Varone, il medico «si scusa» di questo comportamento irrituale per una persona sottoposta agli arresti domiciliari e viene scarcerato e riportato a casa. Due ore e mezza di carcere prima del ripristino della misura originaria. Cosa dice Basile nell’interrogatorio durato quasi tre ore? Secondo il suo avvocato Pietro Di Giacinto, che assiste il medico per mandato congiunto con Giuliano Milia, «ha risposto in maniera compiuta alle domande fornendo ampia collaborazione ai magistrati e contribuendo a ricostruire la vicenda. Non ha fatto nomi di altri colleghi. Siamo molto fiduciosi nell’operato della magistratura perché alla fine la verità sarà accertata». L’avvocato, secondo il quale Basile «è sereno», aggiunge che ora si attende il resto delle indagini. Sull’aggravamento della misura decisa nel primo pomeriggio dal gip per il suo assistito, il legale sottolinea che «era sorta una questione poi chiarita». Quanto alla sospensione di Asl e Ordine dei medici, secondo il legale si tratta di «provvedimenti ordinari e inevitabili». «C’erano delle esigenze temporanee che sono cessate». Alle 17,55, all’uscita dal carcere, il gip De Ninis spiega così l’aggravamento della misura cautelare. E anche se il medico si difende e nega gli addebiti, per il gip, comunque, «il quadro resta immutato». E così l’accusa di omicidio colposo. Intanto, per l’incidente probatorio sul rene nella formalina, ritrovato nella sala settoria, i tempi non sono immediati.

POLIZIA A CHIRURGIA 1. Basile torna a casa e la polizia torna a Chirurgia 1. Il dottor Franco Ciarelli, stimato chirurgo noto anche per le sue missioni umanitarie in Africa, viene convocato in questura in tutta fretta. È appena uscito dalla sala operatoria quando viene invitato a togliersi il camice per sostenere un interrogatorio. Ne uscirà poco prima di cena. Su quanto riferito di fronte agli uomini della squadra Mobile c’è il più assoluto riserbo. Nel frattempo, in reparto, c’è una certa agitazione alla luce del fatto nuovo della giornata. Si temono, infatti, altri provvedimenti restrittivi della libertà personale. I vertici dell’azienda, fino ad allora all’oscuro della nuova iniziativa degli investigatori destinata a incidere comunque sull’attività della struttura, sono costretti a rimettere di nuovo le mani sui turni di aprile, dall’1 al 10: corsia Basile, sala operatoria Ciarelli e ambulatorio Palmerio. Due su tre restano scoperti ed è necessario, pertanto, un «rimpasto» all’ultimo momento per non compromettere la continuità di funzionamento del reparto di cui è responsabile il primario professor Giacomo Stefano Gidaro. Secondo quanto si è appreso, Ciarelli è formalmente indagato in concorso con Basile in quanto avrebbe fatto parte di una delle équipe impegnate nei tre successivi interventi chirurgici subiti nel giro di due mesi dalla signora Vieste. Interventi per i quali, secondo l’accusa, è stata operata la «sistematica contraffazione» di tutti i verbali, dalla mancanza della firma dell’anestesista nel primo (23 ottobre 2006) alla copia ritenuta falsa trasmessa via fax del secondo (27 novembre) fino alla diversa descrizione dell’intervento (6 dicembre 2006).

GLI OTTO INDAGATI. L’inchiesta che ha gettato nella bufera l’ospedale «Spirito Santo» si allarga. La procura iscriverà sul registro degli indagati anche altre sei persone che nelle prossime ore riceveranno l’avviso di garanzia. Tra gli accertamenti da effettuare figurano quelli sulle firme degli anestesisti, uno dei quali non ha sottoscritto il verbale del secondo intervento.

(Fonte: il Centro – Quotidiano dell'Abruzzo)