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I ROGHI ACCESI DA DON TONINO BELLO

L’ultima volta che, insieme ad Agostino Picicco, abbiamo parlato di don Tonino Bello è stato il 31 marzo  2008,  a Martina Franca. Eravamo nella Basilica di San Martino, monumento Unesco  messaggero di una cultura di pace. Ho citato un  meraviglioso pensiero di don Tonino sulla pace:“Il Signore è sceso sulla terra assetata di pace
e  ha scavato il pozzo artesiano della pace,
servendosi della Croce come se fosse una trivella. . . .
Adesso è compito nostro portare l’acqua in superficie
e farla arrivare fino agli estremi confini della terra”.
Stasera, nell’Auditorium don Tonino Bello di Giovinazzo, vorrei approfondire quell’esortazione, avvalendomi della lucidissima analisi di don Tonino.  
Osserva don Tonino che:  “L’acqua è una: quella della pace. Le tecniche di conduzione, invece,  . . . . sono diverse e  diverse sono anche le ditte appaltatrici delle condutture. Ed è giusto che sia così!
L’importante è che queste tecniche siano serie, intendano servire l’uomo e facciano giungere l’acqua agli utenti:
1)    senza inquinarla;
2)    senza manipolarla;
3)    senza disperderla;
4)    senza trattenerla;
5)    senza accaparrarsela;
6)    senza farsela pagare”.
Chiarisce don Tonino:
1)    “Se lungo il percorso si introduce del veleno, non  si serve la causa della pace;
2)    se nell’acqua si inseriscono additivi chimici, magari a fin di bene, ma derivanti dalle proprie impostazioni ideologiche, non si serve la causa della pace;
3)    se lungo le tubature si aprono falle, per imperizia o per superficialità o per mancanza di studio o per difetti tecnici di fondo, non si serve la causa della pace;
4)    se nei tecnici prevale il calcolo e si costruiscono le condutture in modo tale che vengano favoriti interessi di parte e l’acqua, invece che diventare bene di tutti, viene fatta ristagnare per l’irrigazione dei propri appezzamenti, non si serve la causa della pace;
5)    se gli esperti delle condutture si ritengono loro i padroni dell’acqua e non i ministri, i depositari incensurabili di questo bene di cui essi devono sentirsi solo i canalizzatori, non si serve la causa della pace;
6)    se i titolari della rete idrica si servono delle loro strumentazioni per razionare astutamente le dosi e schiavizzare la gente prendendola per sete, non si serve la causa della pace”.
Servendo  la causa della pace . . . . si serve l’uomo: è questa la conclusione  cui perviene don Tonino Bello, ammonendo circa i tanti casi in cui, per interesse o imperizia, non si serve affatto la causa della pace.
Permettetemi di fare un domanda difficile, brutta, infame, terribile: nel mondo, adesso, prevalgono concetti quali  Pace, Amore  e Amicizia . . . . oppure concetti quali  guerra, odio e inimicizia?
La risposta, per chi è dotato di telecomando e di mouse, purtroppo, è scontata.
La risposta. . . . sarei felicissimo se potessi ricredermi . . . . purtroppo, è che notiziari che parlano di  guerra, odio e inimicizia sono diventati  familiari alla maggioranza dei popoli della terra.
Non voglio parlare di cose più grandi di me . . . . parlo delle cose che conosco: la cultura d’impresa e la cultura sportiva.
Ebbene, per evocare impegno, determinazione e successo . . . . per favore, se sbaglio, correggetemi . . .  .tante volte, troppe volte . . . .  si evocano le battaglie,  le guerre . . . .  cose che ammazzano e basta!
Dice don Tonino: “Dovremmo chiedere al Signore la grazia dell’indignazione, perché non sempre ci indigniamo”.
E ancora: “ Dio che diventa uomo vi faccia sentire dei vermi ogni volta che la carriera . . .  diventa idolo della vostra vita, il sorpasso . . . . progetto dei vostri giorni, la schiena del prossimo . . . . strumento delle vostre scalate”.
E ancora: “ Coraggio. Diciamo che ogni guerra è iniqua. Promuoviamo una cultura di pace”.
E ancora. “Il nostro compito storico è di saper stare insieme a tavola. Non basta mangiare: pace vuol dire mangiare con gli altri”.
E ancora. “Concedi, o Signore, a questo popolo che cammina l’onore di scorgere chi si è fermato lungo la strada e di essere pronto a dargli una mano  . . . .per rimetterlo in viaggio”.
Dove voglio arrivare? . . .  .voglio arrivare a dire che il mondo intero ha un bisogno estremo di figure come quella di don Tonino Bello, che ci vede qui riuniti di sabato sera, vale a dire:
–    di un amico  . . .  di strada e di viaggio;
–    di una presenza pastorale  che sappia dare un significato forte all’essere umano e  ai suoi diritti, da rispettare e da accogliere;
–    di un profeta che parli di Pace con il Suo Sguardo, il suo Sorriso, la Sua parola, i Suoi scritti, il Suo esempio, la Sua benedizione;
–    di un profeta capace di far diventare la Pace un fuoco, luce per le nostre coscienze, energia per il nostro agire.
L’ultima volta che ho parlato di don Tonino Bello è stato l’8 aprile: mi ha intervistato Radio Padre Pio.
La domanda finale è stata: “Don Tonino Bello ha lasciato un ricordo indelebile nel cuore della gente, che lo ritiene già Santo. Ora, però, occorre il sigillo ufficiale da parte della Chiesa. Qual è la Sua opinione al riguardo?”
Non avevamo concordato le domande. Non so perchè, ma mi è  venuto in mente ciò che Agostino Picicco aveva detto a Martina Franca a proposito di Renato Brucoli: “Renato si  è seduto all’ultimo posto, proprio come era solito fare don Tonino”.
Non so se ho fatto bene a pensarlo e a dirlo, ma ho aggiunto che anche entrando in Paradiso, probabilmente, don Tonino si è seduto all’ultimo posto.
La forma, ho concluso, non va però confusa con la sostanza. E la sostanza è che a nessuno di noi viene in mente di pregare per don Tonino, ma tutti noi preghiamo don Tonino e chiediamo a don Tonino di pregare per noi. . . .E queste richieste le si fanno solo ai Santi. . . .E sono tantissimi coloro che si augurano di vivere abbastanza . . . . per essere presenti il giorno della proclamazione ufficiale.
Vengo alle conclusioni.
Io non ho avuto la Grazia di conoscere, di persona, don Tonino Bello. Ma sappiamo tutti che le vie del Signore sono infinite. Lo scorso  dicembre Agostino Picicco, responsabile culturale dell’Associazione Regionale Pugliesi di Milano, mi ha chiesto di intervenire alla presentazione del suo ultimo libro su don Tonino Bello,  due giorni dopo Natale, a Santa Maria di Leuca.
L’ho detto per la prima volta a Santa Maria di Leuca,  lo ripeto adesso: “Attribuisco  merito al libro di Agostino Picicco  di aver fatto emergere sensazioni bellissime nella mia anima, nel mio cuore  e nel mio cervello . . . Grazie di cuore, Amico mio”.
Concludo, citando l’ultima frase della mia  postfazione al libro di Agostino Picicco “I roghi accesi dal maestro. La cultura nell’azione pastorale del vescovo Tonino Bello”, ED INSIEME, seconda edizione, 2008:
“Come Vicepresidente dell’Associazione Regionale Pugliesi di Milano assicuro che abbiamo fatto e facciamo  di tutto, faremo di tutto di più perché al Dono che il Padreterno ha fatto alle nostre terre di Puglia, facendovi nascere ed operare un grande profeta come don Tonino Bello, possa accedere il maggior numero  di persone in ogni parte del Mondo”.

 Francesco Lenoci
Vicepresidente Associazione Regionale Pugliesi – Milano