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PADRE PIO E DON TONINO BELLO DEVOTI DELLA MADONNA

Martedì 8 aprile 2008  ho parlato di don  Tonino Bello a  Radio Padre Pio.
La domanda finale è stata: “Don Tonino Bello ha lasciato un ricordo indelebile nel cuore della gente, che lo ritiene già Santo. Ora, però, occorre il sigillo ufficiale da parte della Chiesa. Qual è la Sua opinione al riguardo?”
Non avevamo concordato le domande. Non so perchè, ma mi è  venuto in mente ciò che Agostino Picicco aveva detto a Martina Franca, il 31 marzo 2008, nella Basilica di San Martino,   a proposito di Renato Brucoli: “Renato si  è seduto all’ultimo posto, proprio come era solito fare don Tonino”.
Non so se ho fatto bene a pensarlo e a dirlo, ma ho aggiunto che anche entrando in Paradiso, probabilmente, don Tonino si è seduto all’ultimo posto.
La forma, ho concluso, non va però confusa con la sostanza. E la sostanza è che a nessuno di noi viene in mente di pregare per don Tonino, ma tutti noi preghiamo don Tonino e chiediamo a don Tonino di pregare per noi. . . .E queste richieste le si fanno solo ai Santi. . . .E sono tantissimi coloro che si augurano di vivere abbastanza . . . . per essere presenti il giorno della proclamazione ufficiale.
Il 20 aprile 1995, il Cardinale Carlo Maria Martini, ricordando don Tonino Bello, scrisse: “A distanza di anni Monsignor Bello continua a costituire un luminoso esempio di vita evangelica e di testimonianza missionaria. . . Don Tonino proclamò il Vangelo perché lo viveva in prima persona; fu fedele alla Chiesa perché la contemplava quale corpo di Cristo; si faceva prossimo a tutti e a ciascuno nella carità perché si era lasciato completamente conquistare dall’amore di Gesù figlio del Padre  e rivelatore della vita trinitaria”.
Ho menzionato prima Radio Padre Pio: non posso non menzionare Padre Pio.
Padre Pio,  ce lo ricordiamo tutti, fu proclamato Santo il 16 giugno 2002. Quel giorno, un suo grande Amico, sia in terra che in cielo, Papa Giovanni Paolo II, disse: “Insegna anche a noi, ti preghiamo, l’umiltà del cuore, per essere annoverati tra i piccoli del Vangelo, ai quali il Padre ha promesso di rivelare i misteri del suo Regno”.
Siamo a maggio, il mese della Madonna . . . . ed io, questa sera, presso la Chiesa Matrice di Santeramo in Colle, vorrei parlare di un aspetto che ha caratterizzato la spiritualità di Padre Pio e  di don Tonino Bello: la spiritualità mariana.
Comincio con una meravigliosa  testimonianza di  Amore, Modestia, Dolcezza e Umanità.
Si tratta della meditazione scritta da Padre Pio, il 4 agosto 1959, in attesa della visita della Madonna di Fatima a San Giovanni Rotondo. 
“ . . . .Poche ore ci separano dalla visita della Mamma nostra: non ci facciamo trovare con le mani vuote e con il cuore pieno ancora di affetti, che non sono né santi né puri davanti agli occhi della Madre.
Quindi svuotiamoci. Prepariamoci a fare un’accoglienza degna di una Mamma. E di una sì gran Mamma.
Lei viene con le mani piene di grazia e con il cuore pieno di amore per noi. Quindi, facciamo altrettanto  per quanto dipende dalla nostra debolezza e prudenza; non ci risparmiamo!
E allora sì che questa Mamma celeste sarà contenta di noi e non si pentirà di una visita tutta straordinaria per noi povere creature. . . .”
Continuo con una meravigliosa  testimonianza di  Amore, Modestia, Dolcezza e Umanità.
Si tratta della preghiera scritta da don Tonino, che si intitola “Maria, donna dell’attesa”: ne leggerò alcuni brani.
“Hanno detto addirittura che la santità di una persona si commisura allo spessore delle sue attese. . .  . Forse è vero.
Se è così, bisogna concludere che Maria è la più santa delle creature, proprio perché tutta la sua vita appare cadenzata dai ritmi gaudiosi di chi aspetta qualcuno.
Vergine in attesa . . .  .all’inizio. Madre in attesa . . .  . alla fine.
E nell’arcata sorretta da queste due trepidazioni, una così umana e l’altra così divina, cento altre attese struggenti:
Ø    l’attesa di lui, per nove lunghissimi mesi;
Ø    l’attesa del giorno, l’unico che lei avrebbe voluto di volta in volta rimandare, in cui suo figlio sarebbe uscito di casa senza farvi ritorno . . .  mai più;
Ø    l’attesa dell’ultimo rantolo dell’unigenito inchiodato sul legno;
Ø    l’attesa del terzo giorno, vissuta in veglia solitaria, davanti alla roccia.
Santa Maria, vergine dell’attesa, donaci del tuo olio perché le nostre lampade si spengono.
Riaccendi nelle nostre anime gli antichi fervori che ci bruciavano dentro, quando bastava un nonnulla per farci trasalire di gioia:
­    l’arrivo di un amico lontano;
­    il rosso di sera dopo un temporale;
­    le campane a stormo nei giorni di festa;
­    il sopraggiungere delle rondini in primavera;
­    l’incurvarsi tenero e misterioso del grembo materno. .  .  .
Se oggi non sappiamo attendere più, è perché siamo a corto di speranza. Se ne sono disseccate le sorgenti. Soffriamo una profonda crisi di desiderio.
E, ormai paghi dei mille surrogati che ci assediano, rischiamo di non aspettarci più nulla  . . .  .  neppure da quelle promesse ultraterrene che sono state firmate col sangue dal Dio dell’alleanza.
Santa Maria, donna dell’attesa, riempi i silenzi di Antonella, che non sa che farsene dei suoi giovani anni, dopo che lui se n’è andato con un’altra.
Colma di pace il vuoto interiore di Massimo, che nella vita le ha sbagliate tutte e l’unica attesa che ora lo lusinga è quella della morte.
Asciuga le lacrime di Patrizia, che ha coltivato tanti sogni a occhi aperti, e per la cattiveria della gente se li è visti così svanire a uno a uno, che ormai teme anche di sognare a occhi chiusi.
Santa Maria, vergine dell’attesa, donaci un’anima vigiliare. Ci sentiamo, purtroppo, più figli del crepuscolo che profeti dell’avvento.
Sentinella del mattino, ridestaci nel cuore la passione di giovani annunci da portare al mondo, che si sente già vecchio.
Portaci, finalmente, arpa e cetra, perché con te mattiniera possiamo svegliare l’aurora.
Di fronte ai cambi che scuotono la storia, donaci di sentire sulla pelle i brividi dei cominciamenti.
Facci capire che non basta accogliere: bisogna attendere!
Accogliere . .  . .talvolta .  .  .  .è segno di rassegnazione.
Attendere è . . .  . sempre . . . . segno di speranza.
Rendici, perciò, ministri dell’attesa.
E il Signore che viene, vergine dell’avvento, ci sorprenda, anche per la tua materna complicità, con la lampada in mano”.
Padre Pio e don Tonino Bello . . . .devoti della Madonna . . .  .  due grandi Doni che il Padreterno ha fatto alle terre di Puglia e al Mondo intero.
Sia lode e gloria al Signore.
 
Francesco Lenoci
Vicepresidente Associazione
Regionale Pugliesi – Milano