Bastonò il compaesano al quale doveva versare pochi euro
CAGNANO VARANO. Condannato a 8 anni di reclusione per omicidio preterintenzionale Nazario Antonio Di Maggio, il quarantasettenne di Cagnano Varano accusato d’aver ucciso a bastonate il compaesano Sante Iacovelli di 45 anni, delitto avvenuto la notte del 17 maggio del 2007: l’imputato doveva una modesta somma di denaro alla vittima dalla quale aveva acquistato qualche giorno prima una bombola del gas. La sentenza è stata pronunciata dal giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Lucera, Carlo Chiriaco, al. termine del giudizio abbreviato sollecitato dalla difesa per beneficiare dello sconto di un terzo della pena. Il gup ha derubricato il più grave reato di omicidio volontario in quello di omicidio preterintenzionale: l’imputato cioè non voleva uccidere il compaesano.
NON VOLEVA UCCIDERE – Lo stesso pm Claudio Rastrelli, che aveva coordinato le indagini e che ha rappresentato l’accusa in aula, aveva chiesto al termine della requisitoria che l’imputazione originaria di omicidio volontario fosse derubricata in quella di omicidio preterintenzionale, invocando una condanna a 9 anni per Di Maggio. La decisione di derubricare il reato è legata all’esito dell’autopsia, in quanto – nell’ottica accusatoria – le bastonate inferte a Iacovelli avevano causato la rottura della milza e quindi la morte, in un paziente che aveva però pregressi problemi alla milza ritenuti quindi concausa nel decesso.
MA LA PARTE CIVILE… – Ricostruzione, quella del pm condivisa dal gup, contestata invece dall’avv. Gianluca Giornetti, legale di parte civile per i familiari di Iacovelli: la reiterazione dei colpi, la ferocia con cui erano stati inferti dimostravano la volontà di Di Maggio di uccidere e non solo ferire il compaesano.
LA TESI DIFENSIVA – L’avv. difensore Ettore Censano ha invece portato avanti come tesi principale quella della legittima difesa o comunque dell’eccesso colposo, sul presupposto che Di Maggio era stato aggredito da Iacovelli armato di coltello e che si era difeso. In subordine il legale ha chiesto che, fermo restando che si trattava di omicidio preterintenzionale, venisse riconosciuta l’attenuante della provocazione. La difesa ha preannunciato appello contro il verdetto di primo grado emesso dal gup di Lucera. Di Maggio, che fu arrestato nell’immediatezza del fatto dai carabinieri ed è tutt’ora detenuto, era presente in aula ed ha chiesto scusa ai familiari della vittima.
TRAGICO LITIGIO – Il litigio tra il debitore Di Maggio e il creditore Iacovelli finì in tragedia la sera del 17 maggio di un anno fa. La vittima chiedeva che l’imputato gli pagasse quanto dovuto per l’acquisto di una bombola, la situazione degenerò e Di Maggio colpì con un bastone
il compaesano, lasciandolo tramortito a terra e poi avvertendo il «118». Il garganico fu arrestato per omicidio volontario e confessò sostenendo d’essersi difeso in quanto minacciato con un coltello: quando chiamò il «118» per chiedere i soccorsi – la tesi difensiva – Di Maggio era convinto che Iacovelli avesse perso i sensi per aver sbattuto la testa su uno scalino, dopo essere stato colpito da una bastonata.