Da Potenza a Peschici, sei ore e mezzo di corsa per lucani e pugliesi in una sola giornata. Il tappone del Giro n. 91 ricorda le grandi classiche: Milano-Sanremo, Giro delle Fiandre, Parigi-Roubaix, Liegi-Bastogne-Liegi e Giro di Lombardia.
Anche se ieri è stato accorciato. L’organizzazione ha infatti deciso di tagliare il circuito di 32 chilometri, che lungo la spiaggia dello Scialmarino e il bosco della Resega avrebbe permesso agli appassionati una grande festa per consentire al Sud di salutare affettuosamente il Giro, che si trasferirà nella terra di Di Luca per il primo atteso acuto dei migliori. Ma i corridori, di fronte ai lunghi trasferimenti che sottopongono quotidianamente la carovana a rientri in albergo a tarda sera, per consentire all’indomani partenze da luoghi diversi dalle sedi d’arrivo, stavolta hanno rinunciato a un’occasione di regalarsi una giornata d’altri tempi. Il ciclismo è dei palinsesti televisivi, come del resto il calcio che ha perso il canonico appuntamento delle 15 per il fischio d’inizio per consentire anticipi e posticipi per una partita a tutte le ore. E con lo spettacolo, che dev’essere documentato dalle telecamere e dagli elicotteri per essere finanziato dagli sponsor, c’è poco da discutere e da rimanerci male. Peschici dovrà rinunciare ad un’ora di corsa, per consentire ai ciclisti di dormire mezzora in più ed arrivare un’ora prima. Ma la festa da Potenza alla punta estrema del Gargano, con un gran premio della montagna di terza categoria in apertura a Rionero, dopo 47 chilometri, e un traguardo volante con abbuono a Manfredonia, dopo 145 chilometri, ci sarà sicuramente lungo le strade della Basilicata e della Puglia, dove saranno i grandi passisti a dover fare la corsa e dettare i tempi per evitare le fughe bidone. Tantissimi saliscendi caratterizzano questa tappa, che rimane la più lunga del giro, con 232 chilometri, malgrado sia stata accorciata dello spettacolare circuito finale. E possono rappresentare una sorpresa per tutti, alla vigilia della tappa di Pescocostanzo, dove sono attesi i favoriti per darsi battaglia per la maglia. È quanto auspicano tutti in quest’ultima tappa meridionale, che dalla Sicilia ha visto in rosa quel Franco Pellizzotti, che guarda caso, due anni fa, è stato proprio l’ultimo vincitore a Peschici, che nel 2000 aveva consacrato Danilo Di Luca, che fanno scorso vinse il Giro. Ma proprio ieri una fuga-bidone è andata a segno, sia pure con mezzo minuto di vantaggio sul gruppo, dopo aver fatto sognare la maglia a Perez e il giorno dopo la fuga di protesta del belga Verbrugge andatosene solitario per 164 chilometri per chiedere maggiore sicurezza sulle strade. Il ciclismo moderno chiede sicurezza. Ma un tappone di queste dimensioni, sia pure senza le grandi salite che avrebbero potuto meglio caratterizzare la Potenza-Peschici. Tuttavia gli appassionati di Puglia e Basilicata in qualche modo potranno vivere lungo 230 chilometri di strada il fascino del ciclismo epico, reagendo con il consueto entusiasmo, sperando che la battaglia possa partire lungo i primi tornanti di Atella e rinnovarsi lungo la costa al vento, da Mattinata a Vieste, lasciando spazio ai campioni delle corse di un giorno, agli scattisti come Rebellin e il campione del mondo Bettini, che da Potenza a Peschici stavolta possono negare l’atteso bis di De Luca e di Pellizzotti, che devono guardare alla maglia rosa. Ameno che non spunti ancora una volta il trullo volante, Piepoli che regalò il primo successo ad Agrigento al giovane Riccò. Sulle strade di casa, i pugliesi aspettano anche lui tra gli scattisti nel finale, malgrado il tappone sia adatto ai grandi pedalatori.