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S. Menaio, bocciata la barriera frangiflutti

Accolto il ricorso di Italia Nostra. Dal Consiglio di Stato: no al progetto.
Il con­siglio di Stato boccia per la secon­da volta il frangiflutti che l’ammi­nistrazione di Vico del Gargano (ex giunta Amicarelli) voleva rea­lizzare lungo la costa di San Me­naio. Sotto accusa anche l’azione amministrativa della Regione Pu­glia, in particolare del settore eco­logia che ha superato il «no» del­l’ente parco nazionale del Garga­no, del Genio Civile e il parere ne­gativo della società esperta in stu­di meteomarini che evidenziava «i deleteri effetti sull’ecosiste­ma». A salvare la costa di San Menaio è stata l’associazione Italia Nostra che ha impugnato gli atti in questi cinque anni. «E’ una doppia vittoria: abbiamo scongiu­rato uno scempio ambientale irre­versibile – spiega Menuccia Fon­tana responsabile di Italia Nostra Gargano – ma è anche una vitto­ria della legalità contro il modo pervicace con il quale la Regione ha continuato a dare parere posi­tiva>>. L’ex amministrazione di Vico guidata da Pierino Amicarelli presentò cinque anni fa il primo progetto per la realizzazione di un enorme frangiflutti, finanzia­to con fondi Por, giustificando l’opera con la necessità di salvare la costa dall’erosione. Il parere di impatto ambientale e quello della Regione furono positivi nono­stante il parere negativo del Par­co. Lo stesso ente di via Capruzzi pur evidenziato che l’erosione era di natura antropica, ovvero per colpa di ciò che lungo la co­sta si costruiva e ci continuava a costruire, diede comunque pare­re positivo. Italia Nostra impu­gnò il procedimento al Tar e vin­se. L’amministrazione di Vico mo­dificò il progetto, ripresentò la ri­chiesta di impatto ambientale, tutti gli enti preposti diedero pa­rere negativo, in primo luogo il parco, ma la Regione diede nuo­vamente il via libera per costrui­re 4 barriere sommerse di z8o me­tri l’una e un braccio di chiusura di i7o metri di lunghezza, alto 1 metro e mezzo sull’acqua. Il con­siglio di Stato ha ritenuto che «la modesta modifica dell’opera non è risolutiva» rispetto alla dannosi­tà evidenziata sia dal Parco che dal Genio Civile. Il Comitato v.i.a. e il dirigente del settore ecologia della Regione, secondo il consi­glio di Stato, «malgrado ci fosse­ro i presupposti per un giudizio tecnicamente corretto, non han­no considerato le valenze ambien­tali dei luoghi, le ripercussioni ne­gative sul resto del territorio del­l’area protetta».