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Celentano: Silvio è cambiato, io ci credo

La lettera – L’artista e i giudizi sul discorso d’insediamento del presidente del Consiglio «In Parlamento ha scelto i toni giusti. Ma il merito è anche di Veltroni, il primo a rispettare il suo rivale»
DI ADRIANO CELENTANO
Caro direttore, se non è un bluff, come sospetta Di Pietro, forse Silvio ci sta dimostrando che l’uomo quando vuole sa anche cambiare. E non è poco, se si pensa che la storia si regge sugli errori precedenti e addirittura, sui crimini precedenti. Quasi come se l’uomo, specialmente quello stupiens del futuro, non potesse fare a meno di uccidere.
Non potesse fare a meno di stuprare, avvelenare l’aria che respiriamo, rubare i bambini o venderli già da quando sei incinta. Insomma a quanto pare le cose non sono cambiate da quando Caino uccise suo fratello. Ma il discorso e i toni di Silvio in Parlamento mi sono piaciuti. Direi che aveva anche un certo fascino da grande attore. Certo è presto per dirlo, ma il buongiorno a volte si vede dal mattino. E il merito forse sarà anche un po’ di Veltroni, che già in campagna elettorale aveva iniziato questo tipo di politica all’insegna del rispetto per l’avversario, pur combattendolo. Ricordo quando Berlusconi pubblicamente strappò il programma del Partito democratico. Per tutta risposta Veltroni, nonostante la delusione che si leggeva nei suoi occhi per l’affronto subìto, esordì con una frase che oserei dire storica per quanto era spiazzante: «Noi invece il suo programma lo leggiamo», disse il Weltro inconsapevole di quale peso fosse portatore quella sua frase, che come una pietra tombale sembrava sentenziare la fine degli insulti. E il Parlamento, almeno nel primo giorno, ne ha dato una prova.
Era bello vedere il nuovo modo di Berlusconi e il silenzio attento di una sinistra pronta a captare ogni minima innovazione da qualunque parte provenisse. A partire dal suo leader che ascoltava a testa bassa vicino a un Franceschini assorto e riflessivo e, il bel gesto di Anna Finocchiaro nel riconoscere al «nano» un’altezza fino ad allora sconosciuta. Una stretta di mano schietta e sincera, nella quale, fra i complimenti, erano compresi anche quelli che lo mettevano in guardia per la grossa responsabilità che gli hanno dato gli italiani. Tutto, insomma, sembrava a posto come in un copione perfetto dove ognuno aveva la sua parte: il buono che apriva al dialogo e la geniale impennata del cattivo Di Pietro che insinuava il sospetto di una trappola in cui «l’Italia dei valori non ci sta». Naturalmente subito seguita da un mormorio di dissenso, che persino quello è apparso diverso e innovativo. Come innovativo e in splendida forma direi, è apparso il coraggioso Casini, per la sua imperterrita coerenza, quando in modo pacato e simpatico ha replicato alla piccola gaffe di un Fini, colto in atteggiamento tenero ed entusiasta come quello di un bambino al suo primo giorno di scuola, ma soprattutto di fronte alla nuova playstation. Quella del Parlamento, che può essere la più veloce di tutte o la più lenta, a seconda da chi la guida.
E Fini, del quale invidio la sua simpatica dialettica, non ho dubbi che la guiderà nel migliore dei modi. Accidenti! Mentre scrivo vedo che c’è un disturbo alla Rai, forse è l’antenna, che fastidio, se c’è una cosa che dovrebbe essere libera da ogni disturbo è proprio la Rai… perché ti deconcentra… non mi ricordo più cosa stavo scrivendo ah si, dicevo che le cose stanno camb… ah ma il difetto è solo su Raitre, infatti vedo una scritta a tutto schermo che dice: CANCELLATO, mentre sul Corriere di oggi leggo che non è stato cancellato il disturbo, ma è stato cancellato invece un programma di informazione importante come Primo piano da sempre attribuito alla testata diretta da Antonio Di Bella. «Questo è ciò che ha deciso il Consiglio Rai alla fine del suo mandato». Ma questi qua, alla fine del loro mandato non potevano sfogare la loro stoltaggine in altro modo anziché concentrarsi sul come nascondere la verità alla gente?… La grandezza di questa colossale cazzata sta nel fatto di avere preso una decisione così ISTERICA e imbecille proprio alla fine del loro mandato. Un gesto di una tale idiozia che non può non configurarsi in una vera e propria pugnalata alla schiena di Berlusconi, per farci credere che lui non è cambiato. Ma io insisto e il mio sesto senso mi dice, anche se il mattino è cominciato da poche ore, che lui invece è cambiato. Insomma gli uomini cambiano, pare. C’è chi di fronte a un successo diventa umile e saggio e chi invece non riesce a trattenere quella dose di ipocrisia e anche di arroganza come ad esempio La Russa, per il quale ho sempre nutrito una certa simpatia, ma fortemente in ribasso da quando l’altra sera a Porta a Porta, in virtù della sua nuova investitura come ministro della Difesa si atteggiava, con due centimetri di cerone mai messo prima, a spargere parole di insegnamento a Casini, che di tutto aveva bisogno tranne che dei suoi appunti. Ecco un esempio tipico di come il successo ti può confondere: prima della nomina sei simpatico perché parli come ti viene, senza controllare le espressioni in quanto essendo spontaneo sono tutte giuste.
Poi improvvisamente diventi ministro della Difesa, ti metti due dita di cerone, vai a Porta a Porta con la faccia di cera e dici a Casini che ha sbagliato a correre da solo mentre invece ha avuto il coraggio di fare ciò che pochi politici sono all’altezza di fare, prova ne è che i suoi elettori l’hanno ampiamente premiato. Insomma La Russa, tu devi subito rimediare prima che sia tardi. Non devi più metterti il cerone altrimenti perdi quelle caratteristiche che fanno di te il personaggio che sei e non un manichino della Difesa. Devi farlo subito altrimenti Fiorello non ti imita più e sarebbe un disastro non solo per te, ma anche per lui…