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Da Sud a Nord, si torna a emigrare

Lo ha sottolineato il presidente dell’Istat, Luigi Biggeri, presentando il Rapporto annuale 2007 alla Camera. «Nel periodo 2002-2005 – ha spiegato – si contano in media circa 1,3 milioni di trasferimenti all’anno. Negli spostamenti di lungo raggio prevalgono, come tradizione, quelli da Sud a Nord (in particolare da Campania e Puglia verso l’Emilia-Romagna, e da Sicilia e Calabria verso la Lombardia».
Riprendono vigore le migrazioni interne con circa 1,3 milioni di trasferimenti all’anno, soprattutto dal Mezzogiorno verso il Nord ma anche seguendo nuove «direttrici». Lo ha sottolineato il presidente dell’Istat, Luigi Biggeri, presentando il Rapporto annuale 2007 alla Camera. «Nel periodo 2002-2005 – ha spiegato – si contano in media circa 1,3 milioni di trasferimenti all’anno. Anche se negli spostamenti di lungo raggio prevalgono, come tradizione, quelli da Sud a Nord (in particolare da Campania e Puglia verso l’Emilia-Romagna, e da Sicilia e Calabria verso la Lombardia), le nuove migrazioni seguono anche direttrici diverse da quelle del passato».
«L’analisi a livello di sistema locale del lavoro – ha aggiunto Biggeri – mette in luce l’esistenza di una rete particolarmente articolata che collega alcuni sistemi locali campani con nodi della Toscana e dell’Emilia-Romagna. Anche alcuni sistemi delle Marche, inseriti in una rete di trasferimenti particolarmente densa, attraggono popolazione da sistemi del Sud».
«È importante sottolineare – ha evidenziato tuttavia il presidente dell’Istat – che molti dei network migratori sono da ricondurre in larga parte a movimenti di stranieri. La popolazione italiana appare nel complesso meno propensa a trasferire la propria residenza. Gli stranieri – ha concluso Biggeri – sono certo più mobili sul territorio rispetto agli italiani perchè meno radicati, ma anche perchè sono meno protetti dalle reti informali e soprattutto da quelle familiari che invece spesso portano i giovani meridionali a restare nella casa d’origine, preferendo l’attesa di un lavoro piuttosto che spostarsi per cercarlo altrove».