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Mal “digerite” alcune scelte di Pepe. Proteste anche da FI di Vieste

La Provincia va, tra sorrisi e auguri, ma il malcontento viaggia sotterraneo. L’esclusione di parti importanti del territorio dalla cabina di regia di piazza XX settembre – basti pensare all’assenza di rappresentanti provenienti da Cerignola – ha già prodotti i primi risultati. Basti pensare all’astensione di Francesco De Monte dal voto sulle linee programmatiche del presidente Pepe, o alle dichiarazioni dell’avvocato Mimmo Farina. Entrambi cerignolani, entrambi in corsa per un posto nell’esecutivo provinciale, entrambi rimasti ai loro posti in Consiglio.
Ma reclami e proteste arrivano anche da Lucera, altro grande centro rimasto a bocca asciutta nella distribuzione degli assessorati. Il consigliere eletto in quel collegio, Pasquale Dotoli, ha addirittura disertato la prima riunione del Consiglio. Per non parlare del Gargano. Formale protesta scritta è stata inviata a Pepe da parte di Raffaele Zaffarano, segretario di Vieste di FI. Nella missiva, l’eponente politico viestano lamenta la scarsa considerazione del presidente nei confronti del territorio garganico. "Ignoriamo il metodo e criterio adottato dal presidente nella scelta degli assessori. Incredibile di come il Gargano, territorio ad alta valenza turistica, e che detiene il 62% dei posti letto dell’intera Regione Puglia, non sia rappresentato in giunta. Al di là di mere considerazioni campanilistiche, ci sembra una evidente inconcruenza". Stressa missiva, dal tenore fortemente polemica, indirizzata anche al coordinatore provinciale di FI, Carmelo Morra, che a dire di Zaffarano, continua a ignorare "scientificamente" l’elettorato garganico di FI". L’impressione che si ha è che il presidente Pepe abbia varato una giunta provvisoria, così come fece cinque anni fa il suo predecessore, Carmine Stallone. Nei posti chiave di Palazzo Dogana uomini e personaggi in posizione di partenza per le elezioni amministrative del prossimo anno – da Foggia a San Severo – e per le regionali del 2010. I casi Ciliberti, Mundi, Riccardi – solo per citarne alcuni – saranno replicati da qui a 12/24 mesi. Enrico Santaniello, per esempio, scenderà dalla poltrona di presidente del Consiglio tra meno di un anno, per correre alle comunali del capoluogo. E questa non è una indiscrezione, ma un deliberato ufficiale del suo partito, l’UDC. Insomma un copione già letto, una recita già vista. Palazzo Dogana continua ad essere il trampolino di lancio delle ambizioni personali dei singoli. E il territorio?