Entro giugno la Regione è chiamata a decidere sul futuro delle Comunità montane pugliesi Con molta certezza, per quanto riguarda quella del Gargano, si va verso un suo ridimensionamento, quanto meno nel numero dei Comuni che, attualmente, ne fanno parte. Ben tredici: Cagnano Varano, Carpino, Ischitella, Mattinata, Monte Sant’Angelo, Peschici, Rignano, Rodi Garganico, San Giovanni Rotondo, San Marco in Lamis, Sannicandro Garganico, Vico del Gargano, Vico del Gargano, Vieste.
Certamente, non ne farà più parte Rodi Garganico che ha chiesto, con atto deliberativo del Consiglio comunale, di uscirne. Una decisione per nulla sofferta, in quanto – è stato sottolineato – la Comunità montana del Gargano non svolge, e da tempo, quel ruolo di promozione e valorizzazione del territorio per cui era nata. Un Ente montano che – spiegava il sindaco del centro garganico, Carmine D’Anelli – altro non è che un centro di potere, che determina conflittualità e, conseguentemente, una vera e propria paralisi amministrativa. Un dato su tutti – ricordava il sindaco D’Anelli -quello di portare addirittura a tredici i componenti la giunta dell’Ente montano. Ma potrebbe non essere il solo Comune ad esserne tenuto fuori. L’ipotesi sulla quale starebbe lavorando la Regione sarebbe quella di circoscrivere ai soli centri che abbiano una consistente area montana, si parla del sessanta/settanta per cento di territorio con un’altitudine superiore ai cinquecento/ seicento metri d’altitudine. Se dovesse essere questo il provvedimento legislativo si potrebbero contare sulle dita di una mano i Comuni che resterebbero a farne parte della Comunità garganica. Una vera e propria mannaia che, certamente, lascerebbe senza respiro i Comuni che non dovessero rientrare nei nuovi parametri. Se così fosse, non verserebbe certamente una sola lacrima il portavoce dei piccoli Comuni, Virgilio Caivano, il quale nel corso di un convegno, proprio sul tema delle Comunità montane, ha richiamatole "Regioni ad un maggiore senso di responsabilità verso i cittadini a partire dalla chiusura doverosa delle Comunità montane definite ormai dinosauri istituzionali.