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I centri storici rischiano di scomparire?

  I centri storici italiani, con le loro meraviglie archeologiche, urbanistiche e architettoniche, con le loro opere d’arte che rappresentano il 50 percento del patrimonio censito dall’Unesco, rischiano la scomparsa.
Ad esempio, i borghi antichi del Sud sono in gran parte abbandonati. I problemi di questi centri derivano dal flusso migratorio, notevole soprattutto nella nostra area territoriale: il Gargano Nord. Migliaia di persone hanno abbandonato le campagne per recarsi parte all’estero e parte nelle grandi città del Nord, lasciando abbandonati ettari ed ettari di terra. Nelle aree depresse e sottosviluppate il fenomeno dell’emigrazione ha generato strozzature nei sistemi produttivi più elementari, squilibrando ancora di più la distribuzione del reddito.

I centri storici garganici presentano caratteristiche proprie, in grado di differenziarli notevolmente da quelli di altre regioni. Alcuni abitati, infatti, presentano forme e nuclei antichi di singolare bellezza, in quanto influenzati dall’andamento delle coste: è il caso di Peschici, Vieste, Rodi. Da non trascurare gli abitati come Vico e Monte Sant’Angelo, ove prevalgono caratteristiche ambientali particolari. Le trame viarie di questi paesi risalgono all’epoca romana, si presentano come una enorme scacchiera formata da strade, viottoli e linee di confine.

Quasi tutti i centri storici pugliesi sono di origine medievale e direttamente collegati alle vicende storiche di quel periodo, segnato dall’avvicendarsi di dominazioni bizantine, longobarde, normanne.
Una costante dei centri urbani, che si è resa ancor più evidente negli ultimi anni con la speculazione edilizia dilagante, è il degrado paesaggistico dei circondari periferici: in pratica uno scenario arido e desolante fa spesso da "porta" ai centri garganici. Fino a qualche anno fa il promontorio era ricco di colori e forme. Infatti Monte Sant’Angelo era il paese dei terrazzamenti e dell’Arcangelo, Rodi il paese degli agrumi, Peschici il paese degli orti e degli ulivi. Boschi di pino e cerro si armonizzavano col caratteristico centro storico. Le strutture edilizie, inoltre, stabilivano un intimo rapporto di convivenza col paesaggio vegetale dei luoghi: oggi invece l’urbanizzazione contrappone un paesaggio urbano desolante e totalmente estraneo ai valori storico-ambientali del centro storico. La nuova espansione urbana ha infatti, con l’uso scorretto delle linee di colore e delle tecniche di costruzione, rotto gli equilibri esistenti.

Per questo motivo, lo studio dei centri storici, la loro restituzione grafica, costituiscono motivo di riflessione sulla opportunità della loro salvaguardia, insieme a quella del territorio circostante. Affinché s’intenda il centro antico "non come tutela passiva che lo Stato dovrebbe assumersi in nome dell’arte e della storia", è necessario che rappresenti una "vitale sopravvivenza, in relazione a una effettiva realtà pratica". E’ importante che assuma una funzione essenziale di sede dell’artigianato o sfrutti la sua vocazione turistica, in modo da sopravvivere in autonomia. Occorre approfondire, relativamente ai centri di antica origine, le compatibilità con gli usi turistici: il 35,6 percento degli italiani, il 40,2 dei pugliesi e il 41,3 degli stranieri intervistati in una indagine del C.S.T. (Centro Italiano di Studi Superiori sul Turismo) ha dichiarato che preferirebbe abitare nel centro storico di una località turistica garganica, piuttosto che in un insediamento negli anonimi villaggi turistici periferici.

La rivitalizzazione in funzione turistica dei centri storici minori richiede il sinergico intervento di provvidenze regionali, autorità locali e imprenditori. Lo sviluppo del turismo non può continuare a incentrarsi su una pura e semplice “vocazione” astrattamente conclamata, e non sostenuta da interventi e scelte concrete. E’ ad esempio necessaria una “specifica politica dei servizi”: collegamenti del centro col mare, parcheggi riservati ai turisti, e così via. E’ necessario che anche gli operatori turistici prendano atto di questa tendenza della domanda.

La maggior parte degli impianti ricettivi è finora sorta in edifici architettonicamente poveri, raggruppati in aree periferiche a cui spesso però veniva attribuita più facilmente una appropriata destinazione d’uso. Contemporaneamente, i pochi impianti ricettivi esistenti nei centri storici sono andati “intristendo” col risultato di contribuire al degrado del centro sommerso da una miriade di anonimi esercizi pubblici (pizzerie, amburgherie, paninoteche…). Il fenomeno si è verificato nell’ingenuo proposito di aumentare l’attrazione del centro storico, soprattutto nei confronti dei turisti alloggiati negli insediamenti periferici o nell’area circostante. Sovente, però, si è determinata una opposta forza centrifuga, dovuta ad altri similari locali nati nelle aree periferiche di sviluppo turistico; i residenti si sono diretti verso quelle aree, piuttosto che i turisti verso il centro.

In molti centri storici del Gargano questo modello di sviluppo può e deve essere invertito, rivitalizzandoli anche attraverso l’adeguamento della ricettività da ubicare al loro interno, senza snaturarne le caratteristiche architettoniche, anzi sottolineandole e valorizzandole. L’aspetto cosmopolita e internazionale del flusso turistico costituisce un fondamentale fattore di attrattiva, di moda, di animazione. L’obiettivo di una maggiore internazionalizzazione, che assume anche un importante ruolo trainante per la crescita della componente nazionale, è riuscito ad altre regioni meridionali (ad esempio Campania e Sicilia) e può quindi essere raggiunto anche qui, purché si seguano coerenti strategie e politiche orientate in tal senso, e le si alimenti con risorse appropriate. Bisogna quindi perseguire l’obiettivo di migliorare la ricettività alberghiera.

Il rallentamento della crescita di questa ricettività trainante ha fatto sì che numerose stazioni turistiche che da tempo avevano iniziato la fase di decollo, non abbiano raggiunto la notorietà e il prestigio che tutti ritenevano già a portata di mano. I centri storici di Vieste, Peschici, Rodi sono rimasti nel limbo di una delicatissima fase di semimaturità che, se non verrà rimossa con un determinante apporto di capacità ricettiva, potrebbe dar luogo a veri e propri processi involutivi estremamente difficili da contenere. Il decollo di queste località si è arrestato a mezz’aria, per cui le stesse non possono ora fruire dei vantaggi della novità e dall’altro lato non sono ancora approdate sul solido terreno della maturità e della notorietà.

Se i centri storici "tornassero alla vita" parecchi turisti ne sarebbero attratti; il centro storico diventerebbe punto di riferimento e di incontro anche con gli abitanti del posto, con dei momenti di reciproca integrazione.

Teresa Rauzino

www.puntodistella.it.