«La laguna di Varano è terra di nessuno»: è il grido d’allarme di Daniele Iacovelli, consigliere comunale di Rifondazione Comunista, che denuncia la mancata vigilanza sulla razzia di vongole filippine. «In questi mesi nella laguna di Varano, nel Parco Nazionale del Gargano, una zona di importanza naturalistica ed ambientale europea (area SIC), è stata scoperta una miniera a
a cielo aperto – spiega Iacovelli – provocando l’esplosione di un fenomeno di colonizzazione che vede impegnato un gruzzoletto di persone a sollevare i fondali della laguna e a secernere il fango alla ricerca dell’oro marino, impacchettarlo e commercializzarlo. Una miniera diventata di pubblico dominio da quando, alcune settimane fa, è stata avvistata un’imbarcazione di colore bluette che percorrendo in lungo ed in largo la laguna raccoglieva le vongole utilizzando turbosoffianti. Ora sono tante le imbarcazioni (fino a 20 al giorno) che arano i fondali provocando danni ingenti a fondali e praterie che offrono ospitalità alle anguille ed altre specie». Un saccheggio in piena regola che avviene sotto gli occhi di tutti a quanto pare, nonostante una recente ordinanza (del 2~ maggio scorso) del Parco vieti la raccolta delle vongole perchè, al di là del danno ambientale, sottrae centinaia di quintali di vongole raccolte ed immesse sul mercato ad ogni forma di controllo sanitario. «Le vongole vengono raccolte illegalmente anche nelle aree interdette alla pesca e la cosa peggiore è che tutto questo viene fatto su filiere parallele evitando controlli sanitari di ogni ordine e grado. Appena raccolto il prodotto sparisce e non si sa quali siano i percorsi, la tracciabilità è solo un chimera – ribadisce il consigliere comunale – dalla laguna parte una potenziale bomba alimentare in maniera completamente illegale». Illegalità diffusa alla quale le istituzioni non oppongono una efficace reazione: «Per quanto riguarda il controllo del territorio, lo Stato impone le regole e lo Stato non è capace di farle rispettare, tollerando in maniera drammatica l’attacco alla salute pubblica ed agli interessi della comunità tutta – prosegue Iacovelli – dovesse scoppiare una drammatica infezione di salmonella o qualcosa di simile, per la reputazione già compromessa della Laguna sarebbe la fine, un futuro consorzio di gestione sarebbe inutile. L’operazione di blocco complessivo avrebbe dovuto aprire, infatti, una seconda fase per la realizzazione di un piano di regolamentazione, in quanto è necessario capire e regolamentare il fenomeno per incentivare la realizzazione di un consorzio di gestione lagunare. Invece, gli organi preposti ad oggi hanno permesso fin troppo, facendo diventare l’ordinanza del Parco un mero pezzo di carta inutile, rendendosi complici di un possibile dramma ambientale e di pubblica sicurezza alimentare: se si è delegati al rispetto delle regole si deve decidere da che parte stare, se convivere con i fatti illeciti o far applicare quelle che sono le regole di convivenza quotidiana. Il nostro territorio per decenni è stato oggetto di sfruttamento, declino ambientale e sociale, ma quando questo coinvolge anche la salute dei consumatori ignari allora è un vero e proprio crimine contro la persona».