Con il varo della riforma cadranno le teste di 27 consiglieri.
Consiglio regionale discuterà la proposta di riforma delle Comunità montane pugliesi. La data è già nell’agenda degli argomenti che i consiglieri regionali dovranno definire, prima della pausa estiva. Per la Comunità montana del Gargano, scongiurata ogni ipotesi di soppressione, ci saranno però interventi che, secondo indiscrezioni, non sarebbero proprio dolorosi perchè andrebbero nella direzione di evitare sprechi di risorse finanziarie e una più snella attività amministrativa. Il disegno di legge regionale si fonda sulla classificazione del territorio regionale in montano e semi-montano, individuando tre zone omogenee: Gargano, Daunia e Murge. Per il Gargano sono ricompresi i Comuni di Cagnano Varano, Carpino, Ischitella, Mattinata, Monte Sant’Angelo, Peschici, Rignano Garganico, San Giovanni Rotondo, San Marco in Lamis, San Nicandro Garganico, Vico del Gargano e Vieste. Non ne farà più parte Rodi Garganico, il cui Consiglio comunale ha deliberato in tal senso, decisione per nulla sofferta in quanto – è stato sottolineato – la Comunità montana del Gargano non svolge quel ruolo di promozione e valorizzazione del territorio per cui era nata. «Un ente montano che – spiegava il sindaco del centro garganico, Carmine D’Anelli – altro non è che un centro di potere, che determina conflittualità e, conseguentemente, una vera e propria paralisi amministrativa». Dello stesso parere, però, non s’era detto il gruppo di minoranza. Non è la sola novità. Un vero e proprio taglio netto riguarda il numero dei rappresentanti di ogni Comune che, dagli attuali tre passeranno ad uno solo, che tradotto in dato numerico significa che dei trentanove di oggi, comporranno la nuova Assemblea rappresentativa soltanto dodici consiglieri. Altro ridimensionamento per l’esecutivo che sarà composta da due assessori e il presidente. Se andiamo indietro nel tempo e ricordiamo che in qualche legislatura furono addirittura tredici i componenti, di riflesso si comprende bene quanto si recupererà in termini finanziari e di efficienza. E di tutto questo sarà certamente felice il portavoce dei piccoli Comuni, Virgilio Caivano, il quale, proprio sul tema delle Comunità montane ha più volte richiamato le Regioni ad un maggiore senso di responsabilità verso i cittadini, a partire dalla chiusura doverosa delle Comunità montane definite ormai dinosauri istituzionali. «Ai piccoli Comuni – spiega Caivano – servono enti agili, burocrazia snella e pensieri lunghi; servizi e non poltrone inutili. Le Regioni sul tema delle Comunità montane agiscono con la miopia politica di chi guarda al futuro con lo sguardo rivolto al passato, alla conservazione». In assenza di misure coerenti con il volere dei cittadini, il rappresentante dei piccoli Comuni si diceva pronto a chiuderle con un referendum popolare.