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Il “grebiulino”: un falso problema per la scuola

Come al solito, per evitare di discutere sui seri problemi della scuola, e non solo di questi, ci inventiamo qualcosa pur di tenere occupate le menti e viva la discussione. È il caso del gradimento espresso all’uso del “grembiulino” nella scuola da parte del Ministro Gelmini che sposta l’attenzione sulla “uguaglianza sociale tra i ragazzi” in una società dove , già in tenera età, la differenza appare evidente con l’uso dell’abbigliamento griffato. Veramente il Ministro pensa che “coprendo” i ragazzi si possano eliminare le disuguaglianze sociali? Allora, perché non pensare di fornire ai nostri studenti gli stessi quaderni, zainetti, astucci porta colori, tute e scarpe da ginnastica?
La lotta alle disuguaglianze, nella scuola, la si fa fornendo agli studenti gli strumenti culturali e formativi per poter vivere in una società che garantisca pari opportunità a prescindere dal ceto sociale.
Non sarebbe stato più giusto per il Ministro intervenire in difesa della scuola pubblica, contro la dispersione scolastica (una delle cause di disuguaglianza sociale), sulla necessità di revisionare i programmi scolastici?
È singolare che il Ministro trovi il tempo per pronunciarsi sull’uso del grembiulino e non dica una sola parola sui tagli alla scuola previsti dal decreto Tremonti nel triennio 2009/2001 di circa 110 mila posti tra insegnanti e personale amministrativo con la concreta prospettiva del ritorno al maestro unico alle elementari, della riduzione dell’orario scolastico, dell’aumento del numero di alunni per classi.
Più grave è l’imbarazzo del Ministro di fronte all’aumento della spesa per i libri scolastici per il prossimo anno scolastico. Secondo un’indagine di Republica.it le famiglie italiane dovranno spendere fino a 500 euro per acquistare i libri necessari a far studiare i figli. E noi dobbiamo preoccuparci del grembiulino.
Antonio Giuffreda – Coordinamento PD Vieste –