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Tra le piste italiane inutili ‘Il Giornale’ annovera anche quella del Gino Lisa

"Questo aeroporto s’ha da fare. O ingrandire. O promuovere, collegare, infrastrutturare. Non c’è sindaco, assessore o consigliere provinciale che non nutra la voglia matta di alzare gli occhi e vedere i cieli della sua comunità solcati da aeroplani. Perchè in Italia, da che mondo è mondo, se non hai pista di atterraggio non sei nessuno.

La carica degli aeroporti civili italici tocca quota 101. Di questi, solo 45 sono aperti al traffico commerciale e appena 21 superano il milione di passeggeri l’anno, soglia minima di esercizio sotto la quale si lavora in perdita. Come dire, 24 aeroporti, più della metà degli scali italiani, sono strutture antieconomiche e macchine mangia soldi". E’ quanto afferma ‘Il Giornale’, il quotidiano della famiglia Berlusconi. Una analisi impietosa del panorama aeroportuale italiano, che registra un cumulo impressionante di segni negativi. Una analisi in cui rientra anche il Gino Lisa, una struttura su cui nessuna compagnia aerea è disposta ad investire di suo, a meno che non la si riempia di denaro. La questione è che non esiste una visione d’insieme, un piano unitario. Per questo ogni aeroporto italiano è lasciato libero di inventarsi strategie e progetti, cercando di cannibalizzare il vicino. Risultato, decine di aeroporti che "Il Giornale" definisce imbarazzanti: da quello di Bolzano a quello di Cuneo, da quelli di Brescia e Crotone, a quelli di Parma e Perugia, fino a quello di Foggia che registra il più basso numero di utenti pari a 7.465. Ma nuovi piani di rinnovo e ampliamento fioriscono incessanti, portati avanti da amministratori forti da un lato del prestigio che un aeroporto assicura a una città, e dall’altro della consapevolezza che, una volta fatto lo scalo, le casse pubbliche si sobbarcano altri costi importanti: infrastrutture di collegamento, controlli doganali e sicurezza, viabilità e servizi anti-incendio. Piani che, nel solo 2007, sono costati ben 70 milioni di euro.