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PRIMO RECORD A CARPINO CON CAPOSSELA

Carpino, martedì 5: sono le 22,30. Vinicio Capossela appare sul palco del Folk Festival. Ha una maglietta rossa con la scritta "Io Sono Garganico" e tutto d’un fiato esegue, pieno di gioia di essere a Carpino e sul Gargano (lo si percepisce da ogni movenza), l’intero repertorio che comprende pezzi ispirati alla poetica di Andrea Pazienza e ai luoghi che entrambi hanno conosciuto (Bologna e il Gargano), brani di western rurale, brani di Matteo Salvatore, e l’inserimento di alcuni elementi della banda municipale carpinese per una degna versione di "E’ pazzo di gioia – L’uomo vivo” E Carpino risponde con un record di presenze in una sola serata: almeno 25mila spettatori in delirio assoluto, in preda a un ballo continuo, a godersi l’intero spettacolo che fila liscio senza nessun problema di ordine pubblico fino all’ultima performance, quel “ballo di San Vito" che ammutolisce tutti. Risponde pur non disponendo di strutture adeguate per concerti di questo livello, eppure si dimostra assolutamente all’altezza a riprova che con un minimo collaborazione e di solidarietà paesana si possono fare grandi cose e proiettare il Gargano a livello Nazionale.

Due riflessioni sullo spettacolo. Il concerto ha celebrato le nostre terre attraverso l’omaggio a Matteo Salvatore, alla tradizione di Carpino e al grande Andrea Pazienza, ricordato da una proiezione che racconta le sue estati a Sant M’nà attraverso alcune assolate tavole meridiane.
Un concerto che lo stesso Capossela definisce "rurale e western, dato che il western è il territorio dell’immaginazione e la ruralità di queste terre nelle afe estive, nella sonnolenza, ispira Matteo Salvatore col suo immortale versp: "mamma mamma sono lunghe le ore / acchiappa le mosche che volano al sole / e se il tempo non vuole passà / dopo acchiappate rifalle volà."

“Quell’indugiare nella sonnolenza, nella fantasia e nella voluttà, e nell’impigrimento – dice Vinicio – credo sia molto ‘pazienziano’, ma anche l’esplosione della gioia, dell’euforia, della liberazione pagana della risata, e la psicolisergità del vino a pranzo, e la frescura delle camere coi crocifissi dentro e i letti dalle alte testiere… insomma queste sono alcune delle cose per essere tutti un po’ Paz di gioia questa sera, e per essere anche un poco ‘conoziuti’ anche noi postumi, dall’occhio vigile di Pazienza, come in quell’immortale vignetta in cui spiega come ‘david boiv’ l’ha ‘conoziuto’ a sua volta”.

Antonio Basile