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Padre Pio… più Santo o più Gargano?!

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Il volto del Frate avvistato in una parete rocciosa  a 9 miglia da Vieste

Ero in redazione, giunge Giovanni Di Maso, un uomo sulla settantina, pelle bruciata dal sole, vezzo da lupo di mare, agitazione tipica di chi vuole rendere pubblica (ma non tanto) quella che lui definisce una scoperta di uno dei suoi figli, Antonio, come lui barcaiolo della Valentina, motobarca adibita alla visita delle grotte marine di Vieste.

Comunica al direttore che in tanti giurano di vedere all’interno di una crepa su una parete rocciosa il volto di Padre Pio.

Dall’altra stanza ascolto, tra scetticismo e tenerezza, e la speranza che nelle parole di quel uomo non si celi…..l’ennesima ricerca di visibilità da sfruttare magari commercialmente.

Decido di farci una capatina, del resto da Viestano, sarebbe anche il caso di fare una visitina alle grotte. Mi accordo per il giorno dopo.

Giorno dopo ore 9: ancora assonnato raggiungo l’imbarco, ad un cenno d’intesa di Giovanni prendo posto sulla Valentina, Antonio suo figlio sa che deve accompagnarmi in quel punto ed indicarmelo per bene, il tutto nella massima discrezione, si guardano bene anche loro dal venderlo come attrattiva turistica !

Siamo alle spalle del Faro di Sant’Eufemia.

Antonio impugna l’altoparlante ed incomincia ad indottrinare i visitatori: il Faro, la Cattedrale, il Castello, Punta San Francesco, la roccia di Pizzomunno.

Mi fa strano sentire l’altra verità di ciò che conosco da una vita, e che magari ho approfondito sui libri e sui siti Internet. Ma i racconti di Antonio sono quelli del padre, che ha incominciato quest’attività oltre 40 anni fa, dunque più popolani e suggestivi ! (e chi se ne frega se per loro Pizzomunno significa “pezzo staccato dal mondo” ndr).

Al largo della Gattarella incominciano le prime grotte. La prima è la grotta Campana, di li sino a Baia di Campi un susseguirsi, passando tra la Sfondata, quella Dei due occhi, delle Rondini dei Pomodori e di Porto Greco. 

Nei tratti di mare tra una grotta e l’altra Antonio ci fa notare delle forme strane tra le pareti rocciose:…”Ecco li di fronte c’è il teschio”, “Dove c’è quella macchia di capperi, vedrete la faccia di una strega”.

Blocchi di monoliti nell’acqua diventano: “un cammello” ed una “sfinge”. “Ecco” penso tra me e me, "come immaginavo, ci vuole una buona dose di fantasia nell’indicarcele ed un’altrettanta buona dose d’immaginazione nel vederla!". Però effettivamente se le vuoi vedere, le vedi!

Premessa la mia devozione al Frate di Pietralcina, penso ancor più all’ennesimo caso di suggestione.

Passiamo il Faro di Pugnochiuso, arriviamo alla grotta delle “Due Stanze”, “con servizi” aggiunge Antonio, indicando un’altra piccola insenatura all’interno delle cave. Scattano impietosi i flash dei presenti, ovviamente alla toilette della grotta!

Prendiamo il largo per raggiungere l’ultima grotta, quella “Dei sogni”. Antonio mi fa un cenno, ci siamo quasi! Si ferma sotto una parete, c’è un insenatura in alto accanto a quella che aveva sempre fatto fotografare come la “Mano storta”, mi indica un’insenatura. Con un po’ d’immaginazione cerco di realizzare la sagoma del cappuccio del Frate, ma è all’interno che devo guardare! Il volto del Santo chinato come lo vediamo nelle classiche stampe.

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"Devi soffermarti un po’, sarà suggestione mista a voglia di vederlo a tutti i costi, ma è con le lenti da sole che si vede meglio". Provo a fotografare la parte interessata, non si vede un granchè, ma io che l’ho visto ad occhio nudo, proprio non me la sento di dire “Non è vero”!

Torniamo in redazione, affidiamo gli scatti a Photoshop, un po’ di contrasto, un po’ di luce ed eccolo di nuovo. Grazie a Giovanni ed Antonio Di Maso, con la speranza che da domani quella parete resti prima di tutto quella della “Mano storta”.

Vincenzo Vescera