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Vieste Palace Hotel, quando turismo e’ sinonimo di qualita’ dell’offerta

Sia detto a scanso di equivoci. Questo breve scritto non è stato alcunchè sollecitato o caldeggiato da parte della proprietà e/o della direzione del neonato Vieste Palace Hotel. Il tenore elogiativo è del tutto sconosciuto ai diretti interessati e risponde solo alla logica del “quel che va detto va detto”. Veniamo al dunque. Da qualche giorno agli onori dell’attenzione dei flussi di passanti all’ingresso di Via Santa Maria di Merino si erge un neonato albergo: il Vieste Palace Hotel. Si direbbe, una notizia che ormai non è più una notizia quella di un nuovo albergo che apre a Vieste. Il caso però ha una sua particolarità, e merita rispetto ed attenzione. Anche perché di questa città si evidenziano sempre  più spesso e volentieri (non senza cognizione di causa, va detto!) scempi, brutture a misura minima di roof garden. Poche volte salta agli occhi qualche intervento che rappresenta una consegna al senso del bello, kantianamente inteso (quello che sulla bellezza di un tramonto e sulla perfezione di un cristallo di neve mette tutti d’accordo nel dire “è proprio bello!”)
Il caso del Vieste Palace Hotel è destinato (speriamo!) a fare scuola. Ed è per questo che lo segnaliamo agli onori della cronaca e della critica benevola.
Riassunto delle puntate precedenti. In tempi non proprio remoti all’ingresso di via Santa Maria di Merino si ergeva un palazzo che con il logorìo del tempo aveva assunto le sembianze di uno stabile da periferia cecena e faceva bella mostra della capacità di un centro cittadino poco incline ad autoabbellirsi e ad assumere i connotati di una ridente downtown da Costa Azzurra, che accoglie ogni anno migliaia di turisti.
Finchè un bel giorno ad un giovane imprenditore di belle speranze, Felice Matteo Guerra (detto Felice), salta in mente di trasformarlo in albergo; il che, in questa città, non è geniale, vista la percentuale di intuizioni similari. Ma per lui albergo non vuol dire “un albergo”, bensì “l’albergo”. Ecco dove sta l’intuizione che fa notizia.
Risultato finale? E’ sotto gli occhi di tutti. All’ingresso del paese, fa ora bella mostra un signor albergo, il Vieste Palace Hotel, di architettura e finiture finissime, dove nulla è stato lasciato al caso ed ogni particolare da cima a fondo è stato coniugato al senso dello stile, della raffinatezza, dell’armonia visiva senza stonature di colore e di forma. Un omaggio alla “qualità dell’offerta” che si fa “offerta di qualità”. Un tema che su queste colonne ha suscitato i più acuminati modelli di massimi sistemi, di teorie votate all’astrattismo puro, di città del Sole di campanelliana ispirazione ma che messe in pratica possono assumere, come punto di partenza concreta, il semplice proposito di costruire non “un albergo”, ma “l’albergo”. Costruito con la mentalità di chi “non chiede sempre e comunque alla città”, ma inventa qualcosa a “servizio della città”, ne abbellisce con la sua sola opera la porta d’ingresso, anche (e soprattutto! Qui sta la sfida dell’imprenditore puro!) quando tutto sembra tramare contro, in termini di mentalità cittadina. Gli impone, col suo modo di porsi elegante e senza proclami, un esame di coscienza su quanto potenzialmente  questa città e i suoi contradditori cittadini, potrebbe offrire se essa stessa ritrovasse la coscienza della sua vocazione “vera” al turismo ed all’ospitalità con la T e con la O maiuscole. Ed è lì a fare bella mostra a partire da un ingresso da passerella stile La Croisette nel più perfetto esempio di “provare per credere!”. Biglietto da visita di pregio incontestabile.
Speriamo faccia scuola. FELICissimi Auguri!