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Viaggio nella realtà meridionale seguendo le orme di don Tonino Bello

La terra in cui ci troviamo stasera don Tonino Bello la definiva “Una finestra aperta . . . .da cui si distingue bene il Mediterraneo. . .  . il radicalmente altro che è il musulmano . . . .il radicalmente impoverito che è l’africano”.
In questo mese mi sono affacciato anch’io a tale finestra . .  . .Permettetemi di raccontare due episodi, che non ho appreso dai giornali, che non ho sentito annunciare dalle televisioni, ma che ho vissuto in prima persona. Come insegnava don Tonino: “Le comunicazioni più vere si fanno attraverso la trasmissione di un’esperienza, attraverso il vissuto”. La prima storia è brutta, sono ancora in dubbio se raccontarla o meno ma, per amore della verità, non posso tacerla.
C’è un negozio, vicino alla casa dei miei genitori a Martina Franca, che ha tirato giù la saracinesca e vi ha appeso un cartello “Chiuso per ferie dal 3 al 17 agosto”. Ebbene, quel 17 agosto . . . . in data 18 agosto è diventato 20 agosto  e . . .  . in data 21 agosto è diventato 1° settembre”.
Cosa è accaduto? . . . .  Quell’azienda  ha preso un impegno con i suoi Clienti, il principale tra gli stakeholder di qualsiasi azienda . .  . .e non l’ha mantenuto!
A tale imperdonabile cambiamento di date  associo una canzone di Daniele Silvestri, che descrive un viaggio in auto in terra di Puglia, partendo proprio da Leuca. Quella canzone ha un titolo in dialetto, che è anche il ritornello, brutto, cattivo, infame: “Me fece mele a chepa”.
La seconda storia, invece, è bella (rectius: bellissima).
Nella seconda decade di agosto sono andato a cena con tre amici  a Locorotondo.
La cuoca, nonché titolare della Taverna, si è rivelata bravissima . . . . fin dagli antipasti. Ad ottobre rappresenterà la Puglia al Salone Internazionale del Gusto di Torino.
Oltre all’abilità tecnica, ha dimostrato di possedere anche un carattere forte quando si è arrabbiata tantissimo con uno dei miei amici . .  . . che aveva osato chiedere una birra anziché un eccellente vino “Primitivo”.
Verso la fine della cena ci ha confessato che stava attraversando un periodo di intenso lavoro ma che, per fortuna, novembre non era più così lontano.
Incuriosito, le ho chiesto cosa avrebbe fatto in novembre. Indietreggiando, mi ha risposto che sarebbe andata in ferie, in Brasile.
La risposta era plausibile: quanti di noi, purtroppo,  trascorrono  i mesi dell’anno aspettando il prossimo periodo di ferie . . . . Avevo, però, notato degli occhi troppo fiammeggianti, per trattarsi di normali ferie.
E, infatti, non lo saranno. Ho appreso dal mio amico che, come l’anno scorso, quell’abilissima cuoca  si recherà nelle favelas, per insegnare l’arte della cucina a tante ragazze, che mai e poi mai potrebbero permettersi di frequentare una scuola alberghiera.
Mi è venuto in mente l’episodio di don Tonino narrato da Agostino Picicco a pag. 58 di “A Sud l’orizzonte si è schiarito” (ED INSIEME, 2003): “Uno studente vincitore di un premio scolastico aveva donato a don Tonino l’assegno ricevuto. Don Tonino gli aveva scritto una lettera di ringraziamento in cui diceva che aveva consegnato l’assegno ai beneficiari e che avrebbe conservato la busta gialla, che  conteneva l’assegno, nel suo cassetto dei sogni”.
E torniamo alla terra dove ci troviamo stasera, che non è solo terra-finestra ma, come diceva don Tonino, è anche: “terra-simbolo . . . . terra-frontiera . . . .  terra-finis terrae . . . . terra-speranza. La speranza qui non si enuncia: la si vive e la si testimonia  . . .  . pagando un caro prezzo”.
E  pregando Gesù e la Madonna, come ha insegnato don Tonino.
“Signore Gesù Cristo, aiutaci perché possiamo maturare una sensibilità nuova.  Signore, aiutaci a capire che . . . .dobbiamo cominciare a protestare: l’uomo non va ucciso. Non va ucciso nel grembo della madre . . . . ma non va ucciso neanche dopo che è stato partorito. Non va ucciso per fame. Non va ucciso per esclusione. Non va ucciso per emarginazione.
Signore, fa’ che possiamo essere specialisti nell’annunciare un mondo altro, diverso da quello che stiamo vivendo.  .  .  . Allora, questa nostra terra  . . . . diventerà il giardino in cui possono fiorire le speranze più belle”.

“Santa Maria, donna della strada, fa’ che i nostri sentieri siano, come lo furono i tuoi,  strumento di comunicazione con la gente e non nastri isolanti entro cui assicuriamo la nostra aristocratica solitudine.
Liberaci dall’ansia della metropoli  e donaci l’impazienza di Dio.
L’impazienza di Dio ci fa allungare il passo per raggiungere i compagni di strada. L’ansia della metropoli, invece, ci rende specialisti del sorpasso. Ci fa guadagnare tempo, ma ci fa perdere il fratello che cammina accanto a noi. Ci mette nelle vene la frenesia della velocità, ma svuota di tenerezza i nostri giorni. Ci fa premere sull’acceleratore, ma non dona alla nostra fretta sapori di carità.
Santa Maria, prendici per mano e facci scorgere la presenza sacramentale di Dio sotto il filo dei giorni, negli accadimenti del tempo, nel volgere delle stagioni umane, nei tramonti delle onnipotenze terrene, nei crepuscoli mattinali di popoli nuovi, nelle attese di solidarietà che si colgono nell’aria.
Verso questi santuari dirigi i nostri passi”.
In terra di Puglia don Tonino ha esercitato senza soste la sua capacità di vedere frammenti di bene ovunque, evidenziando in ogni realtà, contesto e situazione . . . . germi di speranza, bagliori di novità, motivi di maggior impegno.
Ma ha fatto di più, indicando che i gravi problemi del Meridione, del Sud del mondo in generale, non vanno risolti con l’assistenzialismo, ma stimolando  tutti, soprattutto i giovani, a essere protagonisti del loro futuro e del loro sviluppo.
Ma ha fatto ancora di più, considerando la promozione umana come parte integrante dell’evangelizzazione.
Lo stile di pellegrino con il quale il vescovo si recava dagli emigranti è descritto in una lettera del 21 novembre 1987: “Verrò da povero a poveri. Senza apparati, senza clamore, con tanta fraterna solidarietà. Verrò a portarvi solo un segno d’amore della vostra Chiesa d’origine, ma anche l’assicurazione che nei Molfettesi sta crescendo la coscienza di quanto grande sia divenuto il loro prestigio nel mondo proprio grazie al vostro impegno umano e sociale.
Ma verrò, soprattutto, a prendere. A prendere un frammento dei valori nei quali voi continuate a credere e che da noi forse si stanno malinconicamente logorando: la speranza, la centralità dell’uomo, la pace che nasce dalla giustizia, la solidarietà con i poveri e i sofferenti, una diversa qualità della vita”.
Durante la guerra del Golfo don Tonino chiese lumi circa il suo magistero – tanto contestato da forze conservatrici – a un altro grande  uomo,  a un  grande papa, Giovanni Paolo II  .  .  .  .che gli rispose: “Continui così”.
Mette i brividi ricordare quanto Giovanni Paolo II disse nel messaggio per la Giornata mondiale della pace del 2001: “La conoscenza delle altre culture, compiuta con il dovuto senso critico e con solidi punti di riferimento etico, conduce ad una maggiore consapevolezza dei valori  e dei limiti insiti nella propria  e rivela, al tempo stesso, l’esistenza di un’eredità comune a tutto il genere umano”.
Perché vi sto dicendo tutto questo?  . . . . Perché il mio ricordo va all’ultima frase pronunciata qui,  a Santa Maria di Leuca, il 27 dicembre 2007: “Come vicepresidente dell’Associazione Regionale Pugliesi di Milano assicuro che abbiamo fatto e facciamo di tutto, faremo di tutto di più perché al Dono che il Padreterno ha fatto alle nostre terre di Puglia, facendovi nascere ed operare un grande profeta come don Tonino Bello, possa accedere il maggior numero di persone in ogni parte del mondo”.
Sempre disponibile al primo passo e all’accoglienza, don Tonino aveva visitato personalmente i suoi diocesani residenti in Australia (ottobre 1983), Argentina (ottobre 1985), Stati Uniti d’America (agosto 1986) e Venezuela (luglio 1988).
Ebbene, con grande gioia annuncio che torneremo in quelle nazioni, cominciando dal Venezuela.
E a chi ci chiederà perché mai faremo tutto ciò, risponderemo citando una meravigliosa riflessione di don Tonino Bello.
“Cosa vuole da te il Signore?
Vuole che dovunque  vai, ovunque  esprimi fatica, ovunque metti in atto la tua esistenza, possa sentirsi il buon profumo di Cristo.
Vuole che ti lasci scavare l’anima dalle lacrime dei poveri, di coloro che soffrono.
Vuole che interpreti la vita come dono e non come peso.
Vuole che ti lasci scompaginare l’esistenza e ti decidi finalmente a camminare sulle strade del mondo come operatore di giustizia, di pace e per la salvaguardia del creato.
E allora il mondo, anche quello in difficoltà,  si accorgerà che, su questa nostra povera terra, il rosso di sera non si è ancora scolorito”.

Francesco Lenoci
Vicepresidente Associazione Regionale Pugliesi – Milano