Menu Chiudi

La festa della Madonna di Càlena

Fino ad una ventina di anni fa questa ricorrenza si festeggiava ancora. Non era festa grande, ma tutti, grandi e piccoli, si recavano alla spicciolata, il pomeriggio dell’8 settembre, all’abbazia di Càlena, a solo un chilometro da Peschici.     La gioia grande era dei maschietti che potevano finalmente sfoggiare la loro ròcile (si applicava una rotellina all’estremità di una mazza di scopa che, appoggiata alla spalla del bimbo, veniva tenuta con due mani con una mazza sistemata a forma di croce ). Tra schiamazzi, rumori di ròcile e qualche chiacchierata, si arrivava nella chiesa della Madonna delle Grazie, adiacente l’abbazia che, essendo di privati, per l’occasione veniva fatta trovare aperta.
La chiesa, senza tetto, caduto dal 1943, aveva ed ha un grande fascino sia sui grandi che sui piccoli; sono infatti tante le leggende che si raccontano al luogo ed ai briganti che, si dice, soggiornassero qui al tempo del brigantaggio.
Si visitava l’abbazia, c’era chi pregava, chi batteva un grosso sasso situato in una per sentire poi l’eco (secondo una leggenda i passi dei cavalli dei briganti), chi beveva l’acqua freschissima del pozzo più profondo di Peschici, antistante la chiesa e al centro del recinto e poi tutti nel boschetto a schiacciare noci con i sassi: la tradizione voleva che si mangiassero le noci nuove, ancora annerite perché troppo fresche.
I bambini portavano le loro noci legate in un fazzoletto ed appese al bracciolo della ròcile, gli adulti invece in fagotti (í chimmogghe) ricavati da strofinacci tessuti al telaio.
Sempre alla spicciolata, si faceva ritorno verso il tramonto, un po’ incuriositi ed impauriti dalle leggende, legate al luogo, che i grandi raccontavano mentre si visitava l’abbazia.
Una delle leggende che ancora si ricorda è legata al cunicolo che, partendo dalla chiesa, arrivava sulla spiaggia del Jalillo, ottima via d’uscita in caso di pericolo! Ci si trovava direttamente in mare, dove era attraccata una barca sempre pronta per la fuga. Tornando ai ricordi, tale cunicolo non è mai stato attraversato, perché lo impedirebbe una maledizione: si racconta di gente venuta da fuori per tentare l’impresa, che ha lasciato la vita proprio in quel cunicolo, dove “ci sta a bruttabestie” che scoraggia ogni iniziativa.
    Un’altra leggenda è legata a Federico II, che, si dice, abbia soggiornato per un periodo nell’abbazia, insieme alla sua famiglia. Si racconta che una figlia di Federico sia morta nel frattempo e che sia stata seppellita al centro della chiesa, ad una profondità impressionante, insieme ad un vitello d’oro.
    Ancora un’altra leggenda è legata al periodo del brigantaggio: i peschiciani erano terrorizzati dalla presenza dei briganti, tanto che all’imbrunire chiudevano le due porte del paese (la Porta di Basso e la Porta del Ponte). Gli uomini che, per forza di cose, dovevano recarsi necessariamente in campagna, venivano derubati dai briganti di qualunque cosa; persino del tozzo di pane, pranzo del mezzogiorno.
    La leggenda vuole che anche i briganti soggiornassero nel pressi di Càlena; chissà quante volte il cunicolo avrà ridato loro la libertà! Si dice che lì nascondessero il bottino delle loro razzie: si parla di un tesoro che molti, per anni, hanno cercato senza successo.

Angela Campanile

   

Tratto da ANGELA CAMPANILE, Peschici nei ricordi,  II  volume Collana “I luoghi della memoria” del Centro Studi Martella, Grenzi editore, Foggia, 2000,   pp. 65-66