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Turismo fuori stagione puntare ai nuovi mercati

L’estate volge al termine ed iniziano i primi rendiconti sull’andamento turistico pugliese 2008. Secondo i primi dati diffusi da autorevoli fonti la Puglia è risultata una delle mete più gettonate, ma anche quest’anno le stime prevedono la marcata stagionalità dei flussi turistici che continua a penalizzare l’economia dell’intera regione. L’anno scorso tra giugno e settembre si è concentrato il 78 per cento circa delle presenze complessive e le proiezioni anche quest’anno sembrano andare verso la stessa direzione. In altri termini, aldilà del discreto incremento dei flussi turistici registrato tra giugno e agosto (si parla di un 6 per cento in più rispetto al 2007), l’incontro tra domanda e offerta sembra avvenire soprattutto nella calda estate. Dunque in una regione come la Puglia, che potrebbe economicamente reggersi soprattutto sul turismo, tutto si riduce a soli tre mesi estivi nei quali vengono esaltati due fattori: mare e ambiente. Recenti indagini hanno dimostrato che, nella graduatoria delle attrattive che determinano la scelta di trascorrere le vacanze in Puglia, il mare e l’ambiente si trovano rispettivamente al primo e al secondo posto per i turisti stranieri, in particolare tedeschi e svizzeri. In pratica le statistiche dicono che, ad esclusione dei francesi per i quali la cultura rappresenta la seconda motivazione al viaggio in Puglia (il 20 per cento circa degli intervistati dichiara divenire in Puglia per il suo patrimonio artistico), l’incidenza del fattore arte/cultura pugliese fa registrare ovunque valori piuttosto mediocri. Un segnale evidente di come oltre al mare e all’ambiente, il patrimonio artistico della Puglia è uno spazio estremamente vasto sul quale intervenire come elemen Evidentement
l’immensa dotazione posseduta dalla Puglia non è opportunamente valorizzata con delle vere e proprie iniziative mirate a far conoscere la Puglia a tutti i bacini di turismo internazionale. Un problema che doveva essere affrontato e superato da tempo, vista la presenza di luoghi d’importanza culturale mondiale riconosciuti dall’Unesco come Albero- bello e Castel del Monte, sino ad arrivare ai meravigliosi centri storici di molti paesi dislocati dal Gargano al Salento. Dunque a questa immagine sfuocata si aggiunge una qualità di servizi non sempre in linea con ìl rapporto qualità/prezzo e la carenza delle infrastrutture da sempre l’anello debole del turismo pugliese: Non a caso molti imprenditori esteri e del Nord Italia parlano del Sud e della Puglia in particolare, ma sembrano essere pochi quelli che davvero investono. Questo perché costruire alberghi anche se molto belli, non basta: bisogna poterli raggiungere. Servono infrastrutture, strade con connessioni che siano all’altezza di questa regione.
Allora occorre decidere una volta per tutte se puntare su un turismo costante e di qualità oppure, come dicono i più pessimisti, su un turismo frammentato. La Puglia non è una regione di passaggio come le altre, ma una regione in cui bisogna venire di proposito. E non può essere solo il prodotto balneare a fare la sua parte, ma anche la valorizzazione di peculiarità culturali ed artistiche di grandissimo rilievo che vanno fatte apprezzare per una maggiore e diffusa visibilità e d’incremento dei flussi turistici. Intanto molte regioni italiane si sono già attrezzate per intercettare i flussi turistici derivanti dai nuovi mercati: una grossa opportunità che arriva da molti Paesi dell’est Europa. Ed è così che, mentre la Puglia sembra essere alla ricerca delle soluzioni per cogliere queste opportunità, una parte dell’Italia ha concretizzato le occasioni con la creazione di un’offerta adeguata alle diverse tipologie di clientela: dal pellegrino che viene per motivi religiosi fino ai nuovi ricchi della Russia che considerano l’Italia meta prediletta perle loro vacanze. Un’altra opportunità si presenta oggi alle regioni italiane che organizzeranno adeguatamente la loro offerta al mercato del turismo cinese. Da una recente stima realizzata dall’OMT (Organizzazione Mondiale del Turismo) risulta che sono circa 150 milioni i ricchi cinesi di cui una buona parte, fortemente attratta dalla cultura italiana, potrebbe desiderare di visitare la nostra terra. Ma se questo dovesse avvenire solo per il mare sarebbe davvero riduttivo.