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Sanità/ Precari in Puglia li assume anche se non ne ha bisogno. Troppi infermieri nelle liste

Chi ha già firmato il contratto di stabilizzazione può stare ragionevolmente tranquillo. Ma la questione sollevata dal Consiglio di Stato, che ha mandato alla Consulta la legge con cui la Puglia ha avviato la sanatoria dei precari della sanità, è sopratutto una questione di metodo. La spiega, senza giri di parole, l’avvocato Vincenzo Parato di Lecce, che per conto di un gruppo di infermieri ha impugnato la delibera con cui la giunta regionale a materialmente avviato le assunzioni: «La nostra – spiega Parato – è soprattutto una battaglia di civiltà giuridica. Non è possibile chiamare la gente da casa, farla lavorare per 36 mesi e poi assumerla con procedure clientelari. Lo dice già il Consiglio di Stato: l’articolo 97 della Costituzione sancisce l’obbligo del pubblico concorso, a maggior ragione in un settore delicato come quello della sanità».
La procedura di stabilizzazione è invece troppo discrezionale, tanto da prestarsi al rischio di strumentalizzazioni: chi firma un contratto a tempo determinato (gli ultimi sono stati firmati a settembre 2007, pochi giorni prima della delibera si ritrova in tasca l’assunzione a tempo indeterminato. Con buona pace di chi, come gli infermieri brindisini, ha invece superato un concorso e aspetta la chiamata. L’altro problema della stabilizzazione è che imbarca tutti, a prescindere dalle necessità. Un esempio?L’Asl di Foggia a ottobre 2007 aveva in pianta organica 1.066 infermieri e 310 posti vacanti. Gli infermieri da stabilizzare erano 373, con un costo di circa 11 milioni di euro: al termine della procedura, quindi, Foggia avrà 63 infermieri più del necessario (ma anche 23 operatori tecnici, 6 ostetriche, 2 logopedisti…). Stesso discorso anche a Taranto (104 infermieri e 43 operatori tecnici di 5° livello in più rispetto alla pianta organica), e ai «Riuniti» di Foggia (107 operatori socio sanitari in più).
A oggi la procedura di stabilizzazione non è ancora stata completata, ma sono stati inquadrati circa i due terzi dei 4.500 precari. Molto probabilmente il numero totale sarà superiore (intorno ai 5mila) proprio perché bisogna tener conto anche di chi, all’ottobre 2007, non aveva ancora maturato i tre anni necessari.
Ma cosa accadrà se la Corte Costituzionale dovesse ritenere illegittima la legge pugliese? «Le conseguenze discendono dalle motivazioni», dice l’avvocato Parato. Ma, come ha già spiegato ieri la Regione, i contratti già stipulati sono salvi. Il problema riguarda però Brindisi, ed ha a che fare proprio con gli infermieri che si sono rivolti al Consiglio di Stato. A giugno scorso, infatti, l’Asl brindisina aveva fatto la delibera di stabilizzazione, anch’essa impugnata al Tar dagli infermieri. Al momento a Brindisi la procedura di stabilizzazione è ferma, in attesa della decisione della Consulta e poi di quella del Consiglio di Stato: in questo caso (e solo in questo caso) è evidente che se palazzo Spada annullasse la delibera di giunta regionale salterebbe anche la delibera dell’Asl Brindisi. Gli infermieri del ricorso hanno quasi vinto la loro battaglia: l’Asi ha infatti cominciato a far scorrere la graduatoria, ed i primi 5 sono già stati assunti. Per tutti gli altri che in Puglia aspirano a un posto nella sanità, e che non fanno parte del contingente dei precari, questa storia rischia invece di concludersi in maniera beffarda: anche se la Consulta sancirà che la stabilizzazione è illegittima, non ci saranno più posti di lavoro da assegnare. Insomma, una vittoria di Pirro: chissà se è per questo che all’udienza di fronte al Consiglio di Stato, lo scorso 3 giugno, l’avvocato della Regione non sì è presentato…