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Reclaim, la verità dalle intercettazioni. Tra gli imputati anche un viestano

La sentenza attesa prima di Natale. E’ il procedimento con il più alto numero di imputati tenuto nel tribunale di Fermo. Contestate le tesi sostenute dall’accusa sull’organizzazione criminale ramificata. Agli sgoccioli il maxiprocesso.

 

 Si avvia alla conclusione il lungo procedimento penale scattato dopo l’operazione Reclaim. Un blitz dai grandi numeri, per il quale nel corso della precedente udienza il pm Raffaele Iannella aveva chiesto la condanna di 13 dei 54 imputati rimasti alla sbarra. Nell’udienza fiume di ieri mattina, terminata solo dopo le 14, ci sono state le arringhe di una parte dei difensori degli imputati: proseguiranno anche il mese prossimo, dando spazio il 3 agli altri interventi degli avvocati e il 10 ancora a questi e alle eventuali repliche della pubblica accusa. I giudici dovrebbero entrare in camera di consiglio, per la sentenza, il 17.

Un quadro complesso e ramificato. Con posizioni diverse. Tanto che lo stesso Iannella era passato dalla richiesta di 30 anni di reclusione nei confronti del presunto capo della banda, Andrea Maizzi, alla richiesta di assoluzione per la maggior parte degli imputati ancora alla sbarra.

Sui tavoli della procura, faldoni stracolmi di intercettazioni ambientali e telefoniche. Più gli accertamenti degli inquirenti, le ricostruzioni dei movimenti da parte dei coinvolti. Per quello che resta, malgrado siano numerose le maxiretate delle forze dell’ordine (dell’ultima riferiamo nel servizio in alto) il procedimento con il più elevato numero di imputati. Proprio sulle intercettazioni si sono basate alcune delle arringhe di ieri. Spezzoni di telefonate, richieste di “pezzi” (di droga). “Ma – ha detto ad esempio l’avvocato Nicola Loira, difensore del fermano Mauro Donati, per il quale il pm ha chiesto una condanna a sei anni e otto mesi – dalla lettura dei contatti emerge l’assenza di qualsiasi collegamento fra il mio assistito e Maizzi. Nessuna associazione strutturata, solo qualche sporadico colloquio. Nessuna consapevolezza del proprio ruolo in questa presunta organizzazione malavitosa”. La posizione di Donati è stata fra quelle prese in considerazione ieri mattina davanti al collegio giudicante. Come quella dell’imprenditore Fausto Morichetti, 56 anni, di Civitanova, difeso dall’avvocato Giovanni De Benedettis. Su di lui pesa la richiesta di una condanna a 14 anni. Anche in questo caso il legale ha respinto la tesi dell’associazione tentacolare dedita allo spaccio, ramificata sul territorio a cavallo fra Fermano e Maceratese per i più loschi traffici. O ancora quella di Vincenzo Moscatiello, originario di Pontelatone, coinvolto nel giro per incendio e truffa alla assicurazione, difeso dall’avvocato Igor Giostra. Anche per lui chiesta l’assoluzione. Il maxiblitz, condotto dai carabinieri, era partito dallo spaccio di droga fino a ipotizzare la presenza di una vera e propria organizzazione per il controllo delle attività illegali lungo la costa. Un modello, almeno secondo quanto emerso in un primo momento, di stampo mafioso. Caduta questa accusa nel corso della requisitoria del pm, le richieste di condanne vanno dalla associazione a delinquere per lo spaccio di cocaina ad alcuni singoli traffici di droga, da un paio di rapine (effettuate in zona nel 1987 e nel 2000) a un incendio doloso di un capannone e al porto abusivo d’armi. Oltre a Maizzi, Morichetti e Donati, le richieste vanno dai 17 anni nei confronti di Luigi Villani, foggiano, ai 7 per Domenico Spadaro (di Gioia Tauro); dai 6 anni e 8 mesi per Angelo Notarangelo (Vieste), Salvatore Ranieri (San Giovanni Rotondo) e Nicola Prezioso (Cerignola) ai 6 anni e 6 mesi per Massimiliano Lionetti (Cerignola); dai 4 anni e un mese per Patrizia Giacchi (Macerata) a un anno e 2 mesi per Gerardo Imbrice (Cerignola). Un anno, infine, nei confronti di Felice Direse (Foggia) e Maria Antonietta Montini (Porto San Giorgio). Fra le carte in mano all’accusa anche le deposizioni di tre pentiti.