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Vieste Pd/ UN DURO COLPO ALLA COSTITUZIONE ED ALLA SCUOLA PUBBLICA

Che questo governo non abbia mai inteso considerare la scuola e il sistema della formazione come una priorità per il Paese è un fatto risaputo sin dalla sua costituzione. Non a caso, tra le tante personalità di alto profilo intellettuale e culturale del centrodestra, è stata chiamata a ricoprire il ruolo di ministro la Gelmini, nota più  per il suo esame di stato per l’abilitazione alla professione di avvocato che per la sue conoscenze specifiche in materia. Che per questo governo il sistema scuola sia vissuto come un costo da tagliare è noto, tanto che nella finanziaria di agosto ha deciso di tagliare alla scuola pubblica, per i prossimi tre anni, otto miliardi con la riduzione di circa ottantamila posti di insegnamento.
Ma che questo governo, per difendere la scuola privata, si spingesse sino al limite della violazione della Costituzione, non potevamo immaginarlo.

Nell’ambito dei sacrifici imposti alla scuola, non venivano risparmiate le scuole private, per la maggior parte cattoliche, alle quali si operava un taglio di circa 120 milioni di euro. Apriti cielo! Contro questa ipotesi si sono scagliate le alte gerarchie ecclesiastiche minacciando una mobilitazione di tutte le scuole cattoliche, se il governo non fosse ritornato sui propri passi.

Lo stato di agitazione è durato poche ore. Il governo ci ha ripensato ed ha ripristinato il livello
originario di finanziamento.
È un duro colpo alla scuola pubblica sulla quale si scarica il peso della crisi finanziaria che investe il Paese.
Non è stata scritta una bella pagina di democrazia!

Ognuno ha il diritto di scegliersi la scuola che vuole, anche sulla base di appartenenze religiose. Le scuole private hanno tutto il diritto di esistere. L’art. 33 della Costituzione riconosce  loro il diritto di esistere, anche se devono essere istituite “senza oneri per lo Stato”, e non le mette in contrapposizione al sistema scolastico pubblico come sembra fare questo governo.

È grave, però, che mentre si ignorano le manifestazioni di centinaia di famiglie, studenti e docenti della scuola pubblica, rifiutandosi di cambiare i provvedimenti che tagliano risorse, è bastata una semplice minaccia di mobilitazione da parte delle scuole cattoliche private per far cambiare idea al governo.
Non c’è uguaglianza tra i cittadini. Ancora una volta questo governo cerca di assestare un duro colpo alla stessa Costituzione. Anche per questi motivi restano valide le ragioni dello sciopero generale del 12 dicembre.
 
Antonio Giuffreda