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Cagnano Varano/ Lavori strada Istmo: abuso d’ufficio si va verso l’archiviazione

Si va verso l’archiviazione del procedimento nei riguardi del sindaco Nicola Tavaglione e del responsabile dell’ufficio tecnico comunale. L’accusa: abuso d’ufficio in fatto d’impatto ambientale, di cui si sarebbero resi responsabili, per i lavori di sistemazione della strada lungo l’istmo di Varano. Gli uomini dell’ufficio circondariale di Vieste, in collaborazione con i colleghi di Rodi, sequestrarono, oltre un anno fa, il cantiere, ritenendo abusiva l’occupazione e la costruzione sul suolo demaniale marittimo e nella fascia di rispetto dei trenta metri dal limite demaniale marittimo, in quanto non era stata rilasciata la prevista autorizzazione da parte dell’autorità competente; altra contestazione, la deviazione di acque e modificazione e dello stato dei luoghi, oltre al danneggiamento dei terreni. E ancora, le opere venivano eseguite in assenza di concessione, in zona sottoposta a vincolo paesistico, ambientale. Contestate anche “violazioni di norme in materia ambientale” e “violazioni concernenti le prescrizioni minime di sicurezza e di salute nei cantieri temporanei o mobili”.
Dai pescatori il progetto non fu accolto con entusiasmo, anzi si opposero anche perché ad alcuni venne espropriato del terreno, senza istanze motivate di esproprio.
Con gli interventi di risistemazione e pulizia della strada lungo lago sarebbe stato stravolto il delicato equilibrio costiero, minacciato da maree, venti e moto ondoso.
I consistenti sbancamenti di materiale avrebbero, tra l’altro, prodotto una riduzione del livello di costa, causando l’inondazione dei terreni, l’erosione e l’impaludamento. Incomprensibile sarebbe, a parere di coloro che hanno, da sempre, detto «no» al progetto, il fatto che l’amministrazione di Cagnano ha ottenuto due autorizzazioni, una di valutazione d’incidenza dell’assessorato regionale all’ambiente a circa un mese dal sequestro, parere che, comunque, sarebbe insufficiente in quanto l’intervento ricade in area protetta. Altra autorizzazione tardiva, quella del Parco del Gargano, sebbene con precise prescrizioni, tra cui «che i materiali di risulta vengano conferiti in discariche autorizzate”, a distanza di un anno dall’inizio lavori.