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Sanità, a Montecitorio il «caso Tedesco»

Tornerà in Parlamento la «questione Tedesco», ovvero il caso dell’assessore alla Salute Alberto Tedesco indagato dalla direzione antimafia di Bari insieme ad una quindicina di persone tra imprenditori, direttori generali di Asl e funzionari dell’assessorato per presunti abusi relativi alla fornitura di servizi e prodotti da parte di società private ad alcune Asl, in particolare a quella della Bat. Come già accaduto dopo l’interrogazione del parlamentare Pdl Gino Vitali nel 2007, infatti, ieri un gruppo di deputato pugliesi guidati da Antonio Distaso ha chiesto che l’assessore venga «immediatamente chiamato» dal ministro della Giustizia per chiarire alcune «sue gravissime affermazioni» sulla possibile «regia» nazionale del suo caso. Pur smentendo «complotti» e dicendosi fiducioso nella magistratura, secondo l’assessore il caso che lo riguarda è spuntato a pochi giorni di distanza da quello che ha toccato Angelucci nel Lazio e il «Galeazzi» in Lombardia, paventando che chi ha diffuso la notizia avesse interesse a gettare fango sulla sanità pugliese.

Il Pdl, per questo, sollecita il ministro e chiama in causa anche il presidente della Regione Nichi Vendola, che «non può certo dirsi estraneo al sistema di opacità nella gestione e nella spesa sanitaria messo su in questi quattro anni». Tedesco replica per le rime, confermando di ritenere «una coincidenza strana» il fatto che la notizia – «soffiata» alle agenzie sebbene le indagini siano ancora in corso e «ancora nulla mi sia stato notificato» – sia emersa negli stessi giorni di altri scandali «in altre regioni» e sospetta che vi sia interesse «a dimostrare che la Puglia, che negli ultimi anni si è messa in luce per aver migliorato il proprio sistema sanitario, sia afflitta dal malaffare quanto altre regioni».

Polemiche a parte, sarà la seconda volta che le attività dell’ex assessore saranno oggetto di un dibattito a Montecitorio. La prima occasione fu nell’ottobre 2007, quando l’Italia dei Valori pugliese guidata da Pierfelice Zazzerra denunciò in un dettagliato dossier – poi recepito dal Pdl sia in una lettera al procuratore di Bari che in un’interrogazione – il presunto conflitto d’interesse di Tedesco per alcune società di fornitura di prodotti sanitari facenti capo ai suoi familiari.

In particolare, «la “Medical Surgery”, fondata nel ‘99 da Maria Cattaneo (moglie di Tedesco) e il 27 luglio 2007 trasformata nella società “Mednet srl ” la cui proprietà – riportava il dossier – è rappresentata da Tedesco Carlo e Tedesco Giuseppe, figli dell’assessore; “Aesse Hospital”, di cui Tedesco Cristina (figlia dell’assessore) risulta usufruttuaria di 1/3 delle quote societarie; la “Eurohospital”, fondata sei mesi dopo l’insediamento in giunta dell’assessore e che ha come amministratore unico Tedesco Carlo».

L’assessore, chiamato a rispondere in consiglio regionale, replicò che nel caso della Eurohospital «già dal 30 settembre 2007 ha come socio unico Giovanni Sironi, amministratore brianzolo»; idem per la Mednet, «ceduta allo stesso Sironi il 22 dicembre 2006» con l’uscita dei figli dalla compagine. Già nel 2005, infine, «mia figlia Cristina è uscita da Aesse Hospital» . Difficile, ad indagini in corso, sapere se quella vicenda sia entrata a far parte dell’attuale inchiesta. Quel che è certo è che oggi, come nel 2007, diversi partiti sottolineano la «responsabilità politica di Vendola» ricordando, come fa Mimmo Magistro, segretario nazionale Psdi, quando «all’atto della costituzione della sua Giunta, furono in tanti a rammentargli, anche pubblicamente, l’inopportunità che l’assessorato alla Sanità fosse affidato a Tedesco, di cui erano ben noti i collegamenti di lavoro e professionali con il mondo della sanità».

BEPI MARTELLOTTA