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L’isolamento del Gargano? Un vantaggio…

Venneri (Legambiente) ribadisce il no alla superstrada: “il successo è la natura”.

 

“Il Gargano deve pensare a come mantenere la sua natura incontaminata, e fare dell’isolamento territoriale un’opportunità e non una criticità”. A lanciare questo monito, è Sebastiano Venneri, vice presidente nazionale di Legambiente, che a l’Attacco fa un’attenta e precisa analisi degli aspetti della mobilità lenta e sostenibile,argomento che riguarda da vicino il Promontorio, interessato da ben due progetti di questo tipo.
Venneri, ritiene solo una moda questa della mobilità lenta?
No, credo che sia un’esigenza del territorio nazionale, soprattutto in chiave turistica e d’apertura verso le altre realtà europee. Questi sono aspetti fondamentali che stanno caratterizzandole politiche di sviluppo turistico in funzione della qualità del territorio e dei servizi che esso fornisce.
Quali sono i vantaggi reali e concreti per il territorio che derivano da queste scelte?
Attraverso queste scelte il territorio viene adeguatamente valorizzato e promosso senza azioni invasive. Mi riferisco alla implementazione di infrastrutture materiali come cemento e asfalto. Anzi, questi nuovi processi, favoriscono lo sviluppo di infrastrutture immateriali come la banda larga e la qualità dei servizi offerti al turista e al cittadino.
A proposito di qualità, quali sono le peculiarità di questo tipo di turismo?
Al giorno d’oggi, più che di turismo, parlerei di turismi, vista la varietà di offerta esistente. Questo innovativo aspetto, ha l’innegabile vantaggio di entrare in punta di piedi nel contesto territoriale(sostenibilità), e propone turisti che conoscono a fondo la realtà che visitano, e da essa ne traggono il meglio. D’altronde questo è il futuro del turismo, giacchè la crisi economica ha fatto cambiare le abitudini dei vacanzieri.
A cosa si riferisce?
Al fatto che non c’è più una sola e lunga vacanza, ma ci sono tante micro vacanza che durano un paio di giorni, il tempo di un weekend. Questo significa meno di quattro notti per il pernottamento. Di conseguenza, il turista, vuole vivere a 360 gradi quest’esperienza, cercando di catturare il più possibile del territorio, in fatto di emozioni e sensazioni. Si va alla ricerca dell’esperienza unica, ed è per questo che il visitatore diventa sempre più esigente.
Quindi, in questo nuovo contesto socio-economico, come si inserisce il discorso del turismo slow?
Semplice, esso è la sintesi di tutto quello che ho detto prima. Il turismo naturalistico, è l’unico in grado di poter soddisfare l’aspetto emotivo legato ad un discorso edonistico.
Come devono interfacciarsi soggetti pubblici e privati al turismo ecosostenibile?
Alla base di tutto dev’esserci un patto sociale per il territorio. In primis bisogna guardarsi allo specchio e stabilire un’alleanza tra imprenditori, politici e cittadini affinchè possano essere partorite strategie virtuose per andare incontro al tema della qualità dell’offerta.
Quali realtà sono mature per affrontare un discorso di questo tipo?
Si può dire che l’Italia intera è pronta a fare questo grande passo, perché si è ritrovata l’identità del territorio e si ha consapevolezza delle proprie potenzialità. A dire il vero, questi aspetti di gran lunga evoluti al Nord, mentre al Sud molto meno. Questo gap si è venuto a creare per le scarse capacità manageriali della classe politica ed imprenditoriale, che poco conosce il territorio, e che preferisce non scommettere sullo sviluppo sostenibile e naturalistico, ma piuttosto sulle vecchie pratiche della cementificazione e dell’infrastrutturazione invasiva.
Quali sono i motivi che zavorrano un nuovo sviluppo ecocompatibile?
Il problema è che non si capisce che per fare turismo non servono solo i posti letto. L’Italia ha 600mila posti letto in più della Francia, ma l’anno scorso ha registrato la metà delle presenze rispetto ai transalpini (4Omilioni contro 8Omilioni). Questa è la prova provata che serve una pianificazione intelligente dello sviluppo socio- economico di un territorio.
E il Gargano può ambire allo sviluppo di un turismo caratterizzato dalla mobilità lenta?
Certo. A questo territorio non manca nulla, anzi il luogo ideale per questo tipo di discorso. Purtroppo non vedo ancora una cabina di regia e quel famoso patto sociale. In Trentino, piccoli paesi reggono la propria economia sul turismo equestre, invece il Gargano, che ha un’importante progetto, ancora non ce la fa. Questo è un territorio di grandi qualità paesaggistiche e produzioni d’eccellenza, e per valorizzare questo patrimonio suggerisco di recuperare la vecchia e affascinante ferrovia lenta dell’entroterra.
Infine, cosa ne pensa di una costruzione di una superstrada del Gargano, tanto invocata da amministratori e cittadini?
Sono contrario. Sarebbe un grave errore che vanificherebbe il lavoro fatto per il trasporto lento. Non capisco questi discorsi d’isolamento. Mica il Gargano è nel cuore dell’Amazzonia, anzi è una zona integrata con il territorio limitrofo. Né più, né meno di quanto succede in altre realtà nazionali. Piuttosto di quest’aspetto naturalistico e di isolamento bisognerebbe farne un’opportunità e non una criticità. L’Isola D’Elba, è molto più impervia, e su questo ha costruito il proprio fascino e successo. Queste dovrebbero essere le tematiche che dovrebbero affrontare gli opinion leader e i commercianti locali per un’efficace promozione territoriale Diversamente si rischia di perdere l’identità e l’appeal turistico.

Matteo Palumbo
L’Attacco