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Indagini sull’omicidio di Franco Romito e di Giuseppe Trotta sette stub effettuati

Un fucile calibro 12 a pallettoni, un mitra 7.62 e una pistola calibro 45. Sono le tre armi che ieri mattina hanno ucciso  Franco Romito e Giuseppe Trotta: un duplice omicidio messo a segno a Siponto, in via degli Eucalipti, a poche centinaia di metri dalla masseria di Romito. Secondo quanto accertato dagli agenti della Squadra Mobile di Foggia e dal commissariato di Manfredonia ieri mattina a mettere a segno l’agguato mortale sarebbero state tre persone. I killer, con il volto coperto da un passamontagna, hanno atteso l’auto con a bordo le due vittime e quando hanno incrociato la Crysler Voyager hanno sparato contro Romito e il suo autista. I due uomini non hanno avuto scampo: hanno tentato anche di fuggire ma sono stati raggiunti dagli oltre venti proiettili che li hanno uccisi.

Una pioggia di proiettili devastanti tanto che i due corpi erano quasi irriconoscibili. Un omicidio legato alla faida del Gargano, l’eterna rivalità tra le famiglie di allevatori del promontorio. Una delle piste maggiormente seguite è quella della ex amicizia che legava la famiglia dei Romito a quella dei Li Bergolis: un sodalizio interrotto quando i Li Bergolis avrebbero scoperto che alcuni dei Romito erano diventati confidenti dei carabinieri.

Intanto, nel corso delle indagini, gli investigatori hanno effettuato sette stub, l’esame che serve per verificare la presenza di polvere da sparo su corpo e indumenti. Tra le persone che sono state sottoposte all’esame e poi rilasciate, secondo indiscrezioni, anche qualche appartenente proprio alla famiglia dei Li Bergolis.